Basta morti: l’affido internazionale per i minori stranieri non accompagnati. Mille famiglie italiane sono pronte ad accoglierli

Sono più di 50mila i migranti sbarcati sulle nostre coste dall’inizio del 2014. Un’escalation di numeri quotidiana, che fa crescere l’apprensione per una situazione divenuta esplosiva. Nella sola giornata di sabato 7 giugno sono stati soccorsi dalla Marina Militare 2.300 migranti, dopo i 3.000 giunti il giorno precedente sulle coste italiane.
 E altre tre persone hanno perso la vita in mare.
L’aggravarsi della situazione rischia di incidere pesantemente sui soggetti più deboli: i minori stranieri non accompagnati, che prendono il mare affrontando traversate non di rado fatali. Come impedire questo stillicidio di vite umane, favorito dal vero e proprio mercato di esseri umani promosso da trafficanti senza scrupoli?
Uno strumento efficace per tutelare i minori stranieri non accompagnati è l’affidamento internazionale, disciplinato dal Ddl di ratifica della Convenzione de l’Aja del 1996. Il testo della ratifica, attualmente all’esame del Parlamento presso le Commissioni Giustizia e Affari Esteri e Comunitari, pone infatti all’articolo 4 la possibilità dell’affidamento o assistenza legale del minore non in stato di abbandono. Al primo comma si stabilisce che “Allorché un’autorità competente straniera prospetta, ai sensi dell’articolo 33 della Convenzione, il collocamento o l’assistenza legale di un minore, che non si trova in situazione di abbandono, presso una persona, una famiglia o una struttura di accoglienza, e la misura comporta il collocamento del minore nel territorio italiano, essa consulta l’autorità centrale italiana, informandola sui motivi della proposta e sulla complessiva situazione del minore.


L’affido internazionale garantirebbe ai minori stranieri la certezza di un’accoglienza a misura di bambino, preservando questi giovanissimi migranti dal traffico di esseri umani: il contatto con i Misna avverrebbe infatti già sulle coste africane o addirittura nel loro Paese di origine.
Dalle Istituzioni ci si attenderebbe che scaturissero in modo ordinato e coordinato provvedimenti di questo tipo. Tuttavia rimane inevasa una domanda che si ripete ormai da troppi mesi: quanto bisognerà ancora attendere per vedere istituita una cabina di regia capace di rispondere efficacemente all’emergenza e di porre le basi per rivedere il sistema dell’accoglienza in Italia?
A fronte di un crescente numero di amministrazioni locali che denunciano carenza di risorse e posti disponibili per ospitare i minori stranieri non accompagnati, perché nessuno pensa di attivare quella risorsa assai preziosa – anche per lo stato italiano – che è la famiglia?
È evidente che attraverso una effettiva collaborazione tra Italia, Paesi della sponda meridionale del Mediterraneo, fino a giungere in quelli di origine dei minori, si eviterebbero le traversate della disperazione che non di rado portano a vere e proprie tragedie di massa e si metterebbe a frutto la disponibilità delle centinaia di famiglie che a partire dal 2013 stanno dando la loro disponibilità ad accogliere minori stranieri non accompagnati. aibi.it
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