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L'istituto di ricerca francese Cimade dichiara che “Il numero di migranti respinti alle frontiere francesi è aumentato notevolmente”. Le affermazioni partano dai dati ufficiali della polizia di frontiera d’oltralpe.
La denuncia dei respingimenti e quello che accade al confine è contenuto all'interno del Report “Dedans, dehors: une Europe qui s’enferme”, che in italiano si traduce in “Dentro, fuori ad un’Europa che si chiude”. 
Il numero di coloro “non ammessi” in territorio francese nel 2017 ammontava a 85.408, cioè il 34% in più rispetto al 2016 (63.845). Nel 2015, anno della reintroduzione dei controlli alle frontiere, sono stati pronunciati 15.849 casi di non ammissione.
La maggior parte di questi respingimenti, per quanto riguarda il confine franco-italiano, l’anno scorso ammontavano a 44.433 migranti solo nel dipartimento 06 delle Alpi Marittime (+42% in un anno), dove i migranti cercano ogni giorno di raggiungere disperatamente la Francia passando da Ventimiglia. Nel dipartimento delle Alte-Alpi dove negli scorsi anni si è aperta una nuova strada per raggiungere la Francia, i migranti non ammessi sono balzati dal 2016 al 2017 del 700%, arrivando a 1899 profughi respinti. Un fenomeno simile si nota sul confine franco-spagnolo: nei Pirenei orientali, i profughi non ammessi sono passati da solo 26 nel 2015 a 4.411 nel 2017. 
“La Francia ha ufficialmente reintrodotto i controlli alle frontiere interne dopo gli attacchi terroristici del 13 novembre 2015, e da allora li ha rinnovati ogni sei mesi”, ricorda la Cimade in questo rapporto pubblicato mercoledì. 
Ma per l’istituto si tratterebbe di un “diversivo della lotta al terrorismo”. Infatti il dispiegamento di poliziotti alle frontiere è estremamente differenziato secondo la Cimade, poiché eccedono con uno “sforzo speciale” soltanto ai confini con la Spagna e l’Italia, mentre su alcuni punti molto frequentati del confine franco-tedesco non ci sarebbero pattuglie a presidiare.
In totale “il ripristino dei controlli alle frontiere ha portato principalmente ad un aumento delle pratiche esistenti relative ai controlli migratori molto più che l’identificazione o il divieto di ingresso di sospetti terroristi” è quanto descrive l’associazione Cimade. 
Questi controlli alle frontiere “sono accompagnati da un minor numero di garanzie giuridiche” e “implicano più rischio di controllo razziale, ancora vietato”, aggiunge il rapporto, che si occupa di messa in pericolo e violazione dei diritti delle persone esiliate. Critiche che riecheggiano la recente relazione della Commissione nazionale consultiva dei diritti dell’uomo (CNCDH), che si è dichiarato “profondamente scioccato” dal trattamento dei migranti alla frontiera franco-italiana. La maggior parte dei migranti respinti l’anno scorso erano di etnia sudanese (11.000), seguita da quella guineana (5900), marocchina (5.372) e ivoriana (5.205), secondo i dati diffusi dall’associazione.

L’istituto è anche preoccupato del fatto che tra coloro per i quali l’accesso in Francia è stato negato l’anno scorso c’erano 17.036 minori – di cui cui 13.500 nelle Alpi Marittime. Ma la giustizia “ha più volte riconosciuto l’illegalità del rifiuto di ingresso ai minori non accompagnati”, ha aggiunto la Cimade, che si congratula, tuttavia con le autorità, poiché “le forze di polizia sembrano aver cambiato le loro pratiche al posto di reprimerle sistematicamente”.

Per completezza bisogna aggiungere a quanto pubblicato nel report de La Cimade, quanto affermato dal report diffuso venerdì 15 giugno da Oxfam, Diaconia Valdese e Asgi che però condanna duramente il comportamento della Polizia Francese.

"L’intervento, ormai di prassi, della polizia francese comporta, prima ancora del respingimento in Italia, in violazione delle norme europee e francesi, il fermo dei minori, spesso la loro registrazione come maggiorenni, la falsificazione delle dichiarazioni sulla loro volontà di tornare indietro, la loro detenzione senza acqua, cibo o coperte, senza la possibilità di poter parlare con un tutore legale. I ragazzi raccontano anche di essere stati vittime di riprovevoli abusi verbali o fisici: il taglio delle suole delle scarpe, il furto di carte SIM. In molti vengono costretti a tornare fino a Ventimiglia a piedi, lungo una strada priva di marciapiede, con qualunque condizione atmosferica: una giovanissima donna eritrea è stata costretta a farlo sotto il sole cocente, portando in braccio il suo bambino nato da soli 40 giorni."

13.000 migranti minorenni respinti alla frontiera italo-francese nel 2017: il rapporto choc

L'istituto di ricerca francese Cimade dichiara che “Il numero di migranti respinti alle frontiere francesi è aumentato notevolmente”. ...
Le Associazioni che operano a Ventimiglia accusano la polizia francese di falsificare le dichiarazioni sull'età dei minori stranieri non accompagnati così da farli passare come maggiorenni e poterli respingere.
È quanto si legge in una lettera inviata alla Commissione europea e alle autorità italiane da ASGI (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione), INTERSOS (organizzazione che ha condotto uno studio monitorando per mesi le frontiere italiane, leggi articolo), Terres des Hommes Italia, Oxfam Italia, Caritas Diocesana di Ventimiglia-Sanremo e Diaconia Valdese. La lettera si rivolge alla Commissione europea chiedendo di verificare se le competenti autorità italiane e francesi abbiano violato la normativa europea, valutando se sussistano gli estremi per l’apertura di una procedura d’infrazione.
Una dura condanna nei confronti dei respingimenti di minori stranieri non accompagnati, effettuati dalle autorità francesi sistematicamente, come più volte denunciato, alla frontiera di Ventimiglia, ma anche delle violazioni dei diritti perpetrate in Italia.
L'accusa  è molto precisa e preoccupante, «La polizia francese – spiega Daniela Zitarosa, assistente legale del progetto Intersos a Ventimiglia – falsifica le dichiarazioni dei minorenni che arrivano dall’Italia e tentano di entrare in Francia. Ne abbiamo le prove, con tanto di date di nascita cancellate e modificate nei documenti ufficiali. Purtroppo questa è la normalità». 
Secondo le normative europee, il respingimento alla frontiera dei minori stranieri non accompagnati è illegittimo.
“Come è noto – si legge nella lettera – ai sensi del Regolamento Dublino e della giurisprudenza della Corte di Giustizia europea, i minori non accompagnati che presentano domanda d’asilo in Francia, non possono essere rinviati in Italia: a differenza degli adulti, infatti, ai MSNA non si applica il criterio del paese di primo ingresso. Nel caso in cui invece il minore non manifesti la volontà di presentare domanda d’asilo in Francia (spesso perché non adeguatamente informato di tale diritto), e venga fermato nella zona di frontiera, le autorità francesi potranno respingerlo in Italia. La normativa francese stabilisce però precise garanzie che devono essere rispettate nel caso di respingimento di un msna: in particolare deve essere nominato un tutore provvisorio (c.d. “administrateur ad hoc”) e il respingimento non può essere effettuato prima del termine di 24 ore (c.d. “jour franc”)”. Tali norme e garanzie vengono costantemente disattese dalla polizia di frontiera francese". Non solo i minori fermati "non vengono messi nella condizione di presentare domanda di asilo, ma il respingimento viene effettuato immediatamente, senza che sia nominato l’“administrateur ad hoc” e senza attendere la scadenza del termine di 24 ore previsto dalla legge francese. Un comportamento che espone i minori, che tentano nuovamente di attraversare la frontiera, al controllo dei trafficanti e in alcuni casi al rischio della vita".
 "La dichiarazione di minore età da parte del migrante – spiega Zitarosa - da sola dovrebbe essere sufficiente, per legge, a far sì che lo Stato francese prenda in carico la persona, per poi verificare l’effettiva età in un secondo momento. Succede invece – aggiunge – che i pubblici ufficiali francesi non tengano minimamente conto delle dichiarazioni dei ragazzi e, scrivendo una data di nascita fittizia sui Refus d’entree (una specie di foglio di via), li rispediscono indietro come maggiorenni". 
Il foglio nella foto scattata da un minorenne eritreo dimostra quanto denunciato dalle associazioni.
Il foglio è stato consegnato al minore, nel giugno 2017, da un poliziotto francese della cittadina di Menton.
Si può vedere che la data di nascita dichiarata dal ragazzo (1/10/2001), è stata cancellata e modificata in 1/1/2000, così da far sembrare il ragazzo maggiorenne. 
Le associazioni, partendo da questi fatti hanno inviato la lettera alle istituzioni al fine di "adottare nei confronti delle competenti autorità francesi tutte le misure necessarie affinché cessino i respingimenti illegittimi dei minori stranieri non accompagnati".
Quanto accaduto al giovane eritreo è una prassi nota, adottata molto spesso dalla polizia francese, in particolare a seguito della famosa ordinanza emessa dal Tribunale di Nizza con cui veniva riconosciuto come illegittimo il respingimento di minore.  
Per ovviare all'ordinanza, la gendarmeria "ha parzialmente modificato le proprie prassi. Non, però, nel senso del rispetto della normativa vigente, in ottemperanza alle decisioni giudiziarie. Al contrario, la Polizia francese ha adottato la prassi di identificare sistematicamente i minori fermati in frontiera come maggiorenni".

Leonardo Cavaliere

Minori non Accompagnati: polizia francese accusata di falsificare i dati

Le Associazioni che operano a Ventimiglia accusano la polizia francese di falsificare le dichiarazioni sull'età dei minori stranieri n...
Laurent Carre - Libération
Sabato mattina, una dozzina di attivisti pro-migranti e tre parlamentari hanno fatto una visita a sorpresa alla stazione di polizia di Mentone, sul confine franco-italiano.
L'operazione è stata tenuta segreta fino all'alba.
Quando il senatore Guillaume Gontard, dell'EELV ( Europa Ecologia I Verdi è un partito politico francese ecologista di centro-sinistra fondato nel 2010 dalla fusione de Les Verts e della lista elettorale Europa Ecologia), si presenta alla stazione di polizia di Mentone, l'Ufficiale di turno, dopo una lunga trattativa, durata quaranta minuti, può finalmente entrare. 
Ai giornalisti, invece, è stato negato l'accesso.
Secondo quanto riportato da Libération, i migranti vengono normalmente rinchiusi in una stanza chiusa con un lucchetto, dove le condizioni sono più che spartane, senza acqua e senza cibo.
Le donne, a volte, sono in promiscuità con gli uomini.
I minori sono quasi sempre rispediti in Italia, in aperta violazione delle leggi.
Un'altra visita a sorpresa, guidata da Michèle Rivasi, anch'egli membro dell'EELV, è stata fatta alla Stazione di polizia della Stazione Menton - Garavan.
Radio France - Pauline Renoir

Radio France - Pauline Renoir

Tutti i giorni la polizia ferroviaria ispeziona i treni provenienti da Ventimiglia, in cerca di migranti. Quando i migranti vengono rintracciati, la polizia li rimanda dall'altra parte del confine, che attraversano a piedi.
Questo modus operandi è stato più volte denunciato, anche su questo blog, dall'Associazione nazionale per l'assistenza alle frontiere per gli stranieri (Anafé).
Il deputato Rivasi ha rilevato che almeno tre eritrei e ivoriani di età inferiore ai 18 anni sono stati rimandati illegittimamente in Italia dalla polizia.
Il deputato Rivasi denuncia anche il fatto che la polizia effettua questi respingimenti senza comunicare i propri diritti ai migranti e senza chiedere se hanno intenzione di presentare domanda d'asilo. 
Radio France - Pauline Renoir
Tra le circa 20 persone che hanno dormito in stazione, un giovane Maliano ha detto: «On ne nous dit même pas pour la demande d’asile, c’est comme si on n'était jamais entrés. On prend juste notre nom et notre date de naissance. Mais je n’ai pas récupéré le bon papier, ce n’est pas mon nom et la bonne date, je l’ai signalé au policier, il m’a dit que c’est pas son problème. Ils donnent le même formulaire à tout le monde, où c’est coché que tu veux retourner en Italie.» Questo trattamento è riservato anche ai tanti minori non accompagnati che attraversano il confine.

MSNA - Visita a sorpresa di alcuni parlamentari alla Polizia di Frontiera

Laurent Carre - Libération Sabato mattina, una dozzina di attivisti pro-migranti e tre parlamentari hanno fatto una visita a sorpresa al...
Per due giorni, il 17 e 18 febbraio, associazioni ed avvocati si sono mobilitati alla frontiera franco-italiana per permettere alle persone che si presentano alla frontiera francese di esercitare i loro diritti, nel rispetto della legislazione nazionale, europea ed internazionale.
I rappresentanti di associazioni francesi ed italiane, insieme ad avvocati dei due paesi (Nizza, Lione, Parigi, Tolosa, Milano, Genova e Torino) hanno monitorato la situazione alla frontiera e portato assistenza a persone illegalmente respinte dalle autorità francesi permettendo loro di far valere i proprio diritti dinnanzi al tribunale di Nizza. Quest’ultimo è stato adito in merito ai casi di respingimento di 20 minori non accompagnati.
Questa missione si è resa necessaria perché le autorità francesi continuano a negare i diritti delle persone che attraversano la frontiera per raggiungere la Francia, malgrado le numerose condanne di queste pratiche da parte dei tribunali locali.
Il ripristino dei controlli alle frontiere interne deciso dal governo francese alla fine del 2015, e regolarmente rinnovato fino ad oggi, non può giustificare la violazione di principi fondamentali quali la protezione dei minori, il divieto di detenzione arbitraria o ancora il diritto d’asilo.
Eppure ogni giorno le autorità francesi respingono verso l’Italia minori stranieri non accompagnati, in violazione della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia. Viste le modalità dei rinvii, a molti viene di fatto impedito di chiedere asilo in Francia.
In parallelo, i rappresentanti delle associazioni hanno effettuato durante tutto il weekend un lavoro di osservazione alla stazione di Mentone Garavan e davanti alla stazione della polizia di frontiera di Mentone Pont Saint-Louis, constatando che quest’ultima viene utilizzata come luogo di detenzione, 36 persone in questo locale durante la notte da sabato a domenica, per periodi fino a 12 ore. Questi trattenimenti superano la durata massima prevista dalla legge e si verificano in condizioni indegne, senza che le persone private della libertà abbiano accesso ad un avvocato, ad un interprete, ad un medico o a un telefono, in violazione della legge e della sentenza del Consiglio di Stato del 5 luglio 2017.
Le organizzazioni firmatarie continuano a interpellare il Governo francese affinché interrompa le pratiche illegali di non accoglienza dei richiedenti asilo e dei minori non accompagnati che si verificano alla frontiera con l’Italia. Il Governo deve rispettare la legislazione francese ed europea ed il diritto internazionale e la situazione delle persone che attraversano o si presentano alla frontiera deve essere esaminata nel pieno rispetto dei diritti. 

Comunicato (Amnesty International France; L’ADDE ;L’Anafé; La Cimade; Médecins du Monde; Médecins Sans Frontières; Secours Catholique Caritas France; ASGI)

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Diritto d'asilo e protezione dei minori stranieri, le associazioni e avvocati si mobilitano lungo la frontiera Italo - Francese

Per due giorni, il 17 e 18 febbraio, associazioni ed avvocati si sono mobilitati alla frontiera franco-italiana per permettere alle person...
«Il comportamento delle autorità priva dei diritti legati alla minore età». A dirlo non è un’organizzazione non governativa, ma per la prima volta l’ordinanza di un tribunale francese. 

Le pratiche di respingimento immediato dei minori stranieri non accompagnati verso l’Italia sono illegittime. 

Il 22 gennaio il tribunale amministrativo di Nizza ha imposto di ristabilire i diritti di un bambino di dodici anni.
Dieci giorni prima era stato fermato dalla polizia francese e rispedito su un treno per Ventimiglia. In mano solo un foglio con scritto refus d’entrée.

Bambini privati della possibilità di parlare con un interprete o un mediatore, di chiamare parenti cui potrebbero ricongiungersi o di presentare richiesta di asilo, persino perquisiti, lasciati nudi davanti agli adulti

Accade ai nostri confini dove le autorità francesi, svizzere e austriache procedono sistematicamente alla riammissione, violando norme come la Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo, il codice delle frontiere Schengen, il regolamento europeo Dublino III e la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo del 1989, quella volta a tutelare il supremo interesse del minore: la legge più ratificata e più disattesa.

A denunciarlo è l’organizzazione umanitaria INTERSOS che, insieme a Open Society, ha condotto uno studio monitorando per mesi le frontiere italiane. 

A Ventimiglia, mentre la Francia invoca l’emergenza e di proroga in proroga continua a tenere il confine sigillato, migliaia di bambini sono costretti a tornare indietro. 
«Appena sto meglio riparto, stavolta ce la farò». Ahmed ha sedici anni e la forza di crederci ancora. E’ partito dal Ciad e vuole arrivare a Marsiglia. «Manca poco, sono solo due ore e quaranta minuti di auto», spiega. Per riabbracciare l’amico di famiglia che lo aspetta si è nascosto su un treno, ha camminato lungo i binari a piedi. Per sei volte ed è sempre stato respinto, senza avere nemmeno capito il perché. Ha tentato anche una nuova via tra gli scogli, ma è scivolato ed è caduto in acqua. «Non so nuotare, ma volevo arrivare a Marsiglia», ammette. L’ha salvato un pescatore francese che, forse temendo di essere incriminato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, invece di chiamare l’ambulanza, ha contattato prima la polizia. L’hanno medicato all’ospedale di Mentone e rispedito di nuovo in Italia.
«Sono ancora vivo, sono  fortunato. Però non mi hanno spiegato niente dei fogli che mi hanno lasciato in ospedale, cosa c’è scritto?» chiede guardandosi la gamba fasciata.

I bambini che ritornano vengono ospitati in un campo gestito dalla Croce Rossa. E’ per adulti, ma ha dovuto aprire le porte anche a loro, nonostante la legge italiana lo vieti. 
Molte organizzazioni, da Unicef a Oxfam, hanno espresso forte preoccupazione per la situazione e ai primi di dicembre hanno scritto alprefetto di Imperia chiedendo l’apertura di una struttura ricettiva temporanea per i minori stranieri non accompagnati, a più di quattro mesi dalla sospensione dei lavori decisa in seguito alla contestazione di alcuni cittadini.
La Francia è a pochi passi, basta solo superare il confine e allora la notte alcuni bambini tentano il ‘sentiero della morte’ che da Grimaldi alta arriva a Mentone. La mattina quasi tutti tornano indietro, malconci, con le ginocchia sbucciate e i vestiti strappati. Sono quelli che non ce l’hanno fatta, ma che domani ci proveranno ancora. Magari più a Nord. Nonostante nevichi e alla stazione dei treni di Bardonecchia sia ben visibile il cartello ‘pericolo’, perché attraversare le montagne nel pieno dell’inverno può costare la vita. Si mettono in marcia sul ciglio della strada, su per il valico del colle della Scala a oltre 1.700 metri. Con i pantaloni uno sopra l’altro e le scarpe di tela. Le Alpi, ultimo ostacolo da superare. Nei primi nove mesi del 2017, dal valico di Chiasso, sono state rimandate indietro 13.543 persone in attuazione di un accordo bilaterale firmato a Roma nel 1998 che prevede una procedura semplificata. 
L’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione ha però registrato molti casi di minori riammessi, nonostante la loro volontà di presentare domanda di protezione internazionale, dichiarata persino in forma scritta.
Pur di attraversare il confine si nascondono nei bagni, nelle intercapedini dei sedili e qualcuno disperato s’è aggrappato persino al tetto del treno ed è rimasto folgorato a metà della galleria di Monte Olimpino. Non c’è modo di passare, i controlli sono ferrei. Berna ha schierato anche droni e rilevatori termici. «Ci sono muri che non riesci a vedere, ma sono molto alti», riflette Ibrahim. seduto sul ciglio della strada, le mani a coprire gli occhi gonfi.  E alla fine anche i ragazzini smettono di sognare. A quindici anni. Con un laccio della felpa e la corda della tuta.
Più a est, al Brennero, la polizia austriaca, come più volte segnalato da parte di migranti e associazioni, applica a tutti indistintamente la sanzione amministrativa per ingresso irregolare. Per chi non ha soldi, rivela il rapporto INTERSOS: «procede al sequestro di oggetti di valore, fra cui i telefoni cellulari, tenuti in garanzia sino al pagamento dell’importo». Segue identificazione, acquisizione delle impronte digitali e rinvio forzato in Italia, senza alcun documento che lo attesti. E senza che nessuno lo spieghi.

Sono oltre 62 mila i bambini soli arrivati in Italia negli ultimi sei anni. Tra quelli censiti uno su quattro non si trova più. Uno su tre nel 2017. Scappano per raggiungere altri paesi europei, in molti casi per riunirsi ai familiari. Per altri la fuga è la conseguenza della interminabile lentezza delle procedure che li forza a muoversi verso il confine per allontanarsi dalla disperazione. A questo va aggiunta la decisione di interrompere il programma di relocation che ha portato, secondo Save the Children, più di 380 minori ad attendere ancora di essere ricollocati in altri paesi nelle condizioni ritenute migliori per loro dai tribunali dei minori. Bloccati senza futuro, respinti indietro alla casella di partenza. La decisione del Tribunale di Nizza segna un passo in avanti importante per molti minori. Non per il dodicenne eritreo per cui è stato promosso il ricorso. Lui prima dell’esito ha fatto perdere le tracce, mosso dalla sfiducia. Bambini abbandonati, costretti in molti casi a riaffidarsi ai trafficanti o a rischiare la propria vita pur di varcare i confini di un’Europa unita dall’insensibilità e dalla violazione dei diritti.
Scarica il rapporto INTERSOS
Foto: TheGuardian

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Minori migranti, pedine del gioco dell'Oca

« Il comportamento delle autorità priva dei diritti legati alla minore età » . A dirlo non è un’organizzazione non governativa, ma per la...
Martine Landry, un’attivista di Amnesty International Francia, sarà giudicata in tribunale a Nizza il prossimo lunedì 8 gennaio. L’accusa è quella di “avere facilitato l’entrata di due minori stranieri irregolari”. Rischia fino a cinque anni di carcere e un’ammenda di 30.000 euro.
Con Amnesty International Francia fin dal 2002, Martine svolge anche missioni di osservazione alla frontiera tra Francia e Italia.

ACCUSATA DI FARE APPLICARE LA LEGGE SULLA PROTEZIONE DEI MINORI

Il 28 luglio 2017, la polizia italiana ha rinviato, a piedi, due minori stranieri non accompagnati verso la Francia. Martine Landry li ha recuperati dalla parte francese della frontiera tra Mentone e Ventimiglia, accompagnandoli alla polizia di frontiera (PAF).
I minori, entrambi quindicenni e di origine guineana, avevano i documenti che attestavano la loro presa in carico da parte dei servizi sociali francesi all’infanzia (ASE).
Il 31 luglio, Martine si è presentata alla polizia di frontiera di Mentone in seguito all’arresto e al trasferimento di undici migranti. Lo stesso giorno, ha ricevuto la convocazione per un’audizione il 2 agosto. Il giorno successivo, ha ricevuto la convocazione dal Tribunale penale di Nizza. Il processo dell’8 gennaio 2018 si basa sull’accusa di “avere facilitato l’ingresso di due minori stranieri irregolari […], avendoli presi in carico e accompagnati dalla frontiera italiana al valico di frontiera francese”.
Alla frontiera francese, i minori non accompagnati non ricevono l’attenzione necessaria in relazione alla loro situazione di vulnerabilità. I bambini vengono espulsi allo stesso modo degli adulti, rapidamente e senza la possibilità di esercitare i loro diritti o di essere accompagnati.

UN’ATTIVISTA ESPERTA

Martine è un’attivista di lungo corso, che conosce perfettamente il quadro giuridico in cui si inserisce ogni sua azione. È membro di Amnesty International Francia dal 2002, ed è referente della regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra sul tema rifugiati e migranti. Per Amnesty International Francia, segue una missione di osservazione alla frontiera, fornisce consulenze ai richiedenti asilo sui loro diritti e ha partecipato a diverse formazioni sul tema nel corso degli anni. Insieme all’attività che svolge per Amnesty International Francia, è coinvolta con diverse associazioni locali e nazionali per la difesa di migranti e rifugiati.

DELITTO DI SOLIDARIETÀ

Mentre da oltre due anni le organizzazioni della società civile denunciano violazioni di diritto internazionale, europeo o francese, al confine franco italiano da parte delle autorità francesi, queste ultime intimidiscono e perseguitano coloro che cercano di proteggere i diritti umani delle persone vulnerabili, come i minori non accompagnati.

UNA CRIMINALIZZAZIONE INGIUSTA

Il processo a Martine dovrebbe essere l’opportunità per il governo francese per modificare la legislazione che consente, come dimostra questo caso, di criminalizzare l’assistenza fornita dai cittadini per proteggere migranti e rifugiati.
È urgente ed essenziale che la politica del governo francese tenga conto dell’imperativo del rispetto dei diritti umani di migranti e rifugiati che attraversano il confine franco italiano e della necessaria protezione di coloro che prestano loro soccorso. (Comunicato Amnesty International)

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Martine Landry a giudizio, in Francia, per reato di solidarietà.

Martine Landry, un’attivista di Amnesty International Francia, sarà giudicata in tribunale a Nizza il prossimo lunedì 8 gennaio. L’accusa...
Un appello al Prefetto di Imperia per rispondere all’emergenza della mancata accoglienza dei Minori Stranieri Non Accompagnati a Ventimiglia nel rispetto della normativa vigente, deliberatamente violata da mesi.

“Cessare immediatamente l’illegittima prassi della mancata accoglienza di Minori Stranieri Non Accompagnati a Ventimiglia, ovvero del collocamento di MSNA nel centro di accoglienza per adulti “Parco Roja” e predisporre tutte le misure necessarie affinché questi minori siano collocati in centri di accoglienza per minori, come previsto dalla normativa vigente, e come richiesto dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, possibilmente sul territorio di Ventimiglia o nelle vicinanze almeno per quanto riguarda i minori in attesa di ricongiungimento familiare”.

È quanto si legge in una lettera pubblica al Prefetto di Imperia, siglata da 6 associazioni impegnate in prima linea nella protezione dei minori a Ventimiglia. I firmatari sono A.S.G.I. (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione), l’organizzazione umanitaria italiana INTERSOS, Safe Passage, Terre des Hommes, WeWorld Onlus e la Diaconia Valdese.

“Ad oggi – sottolineano le organizzazioni – non è stato comunicato se e quando verrà aperta una struttura ricettiva temporanea per MSNA a Ventimiglia, a più di quattro mesi dalla sospensione dei lavori decisa in seguito alla contestazione di alcuni cittadini avvenuta in data 9 agosto 2017”.

La legge italiana vieta espressamente il collocamento dei MSNA presso i centri di prima accoglienza per adulti e impone l’obbligo per la pubblica autorità di collocare in luogo sicuro il minore in stato di abbandono morale o materiale o allevato in locali insalubri o pericolosi.

“Collocare i minori non accompagnati in un centro di prima accoglienza non esclusivamente dedicato ai MSNA e non adeguato alla condizione di minorenni quale il centro “Parco Roja” – sottolineano ancora le organizzazioni – ovvero lasciarli privi di alcuna assistenza e accoglienza rappresenta una grave violazione della normativa vigente”.

Le organizzazioni esprimono “forte preoccupazione per la situazione dei numerosi minori stranieri non accompagnati che si trovano sulle sponde del fiume Roja a Ventimiglia, vivendo in ripari di fortuna, privi di riscaldamento e di servizi igienici, senza accesso all’acqua potabile e al cibo, esposti ad abusi e violenze” Nonchè per “la presenza di ragazzine minorenni, spesso vittime di violenze sessuali, alcune delle quali con figli piccoli”. (ASGI)



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Ventimiglia, le organizzazioni: forte preoccupazione per mancata accoglienza minori stranieri

Un appello al Prefetto di Imperia per rispondere all’emergenza della mancata accoglienza dei Minori Stranieri Non Accompagnati a Ventimig...
Sempre più critica la situazione dei minori stranieri a Ventimiglia, aggravata dalle pessime condizioni del tempo degli ultimi giorni, a causa delle quali alcuni di loro migranti hanno rischiato di morire trascinati dal fiume Roja, sul cui letto rimangono accampati in attesa di passare la frontiera. Il forte controllo dei trafficanti, la carenza d’informazione e le criticità purtroppo ancora esistenti nell’unica struttura disponibile per migranti in transito (Campo Roja), spingono molti minori a vivere fuori dai circuiti dell’accoglienza, in condizioni inaccettabili, per nulla rispondenti ad una loro effettiva cura, protezione e presa in carico, come dispone la legge italiana, esposti al rischio di sfruttamento.

“L’emergenza maltempo ripropone con urgenza l’esigenza di prevedere una struttura dedicata ai minori non accompagnati, che possa offrire i servizi essenziali – sanitari, psicosociali e informativi – a questa fascia particolarmente vulnerabile di migranti, come previsto dalla legge Zampa”, dichiara Federica Giannotta, Responsabile Progetti Italia di Terre des Hommes.

Il Campo Roja, unica struttura in questi mesi deputata all’accoglienza dei migranti in transito, si trova in posizione isolata, raggiungibile percorrendo una strada estremamente pericolosa, e al suo interno la coabitazione di minori, donne e bambini con uomini adulti, espone i più vulnerabili a un concreto e grave rischio di abusi. Per quanto tutti gli operatori presenti, in primis Croce Rossa e a seguire le ONG come Terre des Hommes, stiano cercando di fare del proprio meglio per migliorare le condizioni di accoglienza, queste criticità, unitamente all’assenza di servizi specialistici per l’infanzia e il supporto della maternità, rendono difficile considerare la struttura pienamente adatta all’accoglienza di bambini, ragazzi e giovani donne.

Terre des Hommes, a cui si unisce anche il blog minori stranieri non accompagnati, richiamano nuovamente l’attenzione delle istituzioni sull’obbligo di identificare e destinare una struttura all’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, come previsto dalla legge Zampa, ma anche sull’urgenza di identificare una struttura di accoglienza diversa dal Campo Roja per donne e famiglie con bambini.

Terre des Hommes con il progetto Faro sta prestando assistenza legale, sociale e linguistica a centinaia di minori in transito a Ventimiglia e a famiglie con bambini, riscontrando come l’attuale sistema Dublino anche qui, purtroppo, stia producendo ancora effetti devastanti sulle categorie più vulnerabili di migranti. Quotidianamente raccoglie testimonianze di Minori respinti dalla Polizia francese con l’uso della forza dopo aver già attraversato la frontiera, nonostante nessuno Stato europeo possa respingere un minore non accompagnato, stando al trattato di Dublino, e abbia anzi il dovere di prenderlo in carico e proteggerlo.

comunicato stampa

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I Minori Stranieri non Accompagnati

Ventimiglia. Urgente aprire struttura dedicata ai minori non accompagnati

Sempre più critica la situazione dei minori stranieri a Ventimiglia, aggravata dalle pessime condizioni del tempo degli ultimi giorni, a c...

La denuncia di Oxfam e Diaconia Valdese. "Costretti in un limbo: sono fantasmi, in una condizione di spaesamento, isolamento e abbandono". Inammissibile il respingimento dei minori migranti e appello all'Ue per il rispetto della normativa europea e per la creazione di canali sicuri per le persone in fuga 

"Ho provato 10 volte ad attraversare la frontiera con la Francia nelle ultime settimane, 8 volte a piedi e 2 volte in treno. Ogni volta la polizia francese mi ha fermato, ammanettato. Piu' volte mi hanno picchiato e ogni volta rimandato a piedi in Italia". Cosi' Sheref (nome di fantasia), 16 anni, fuggito da solo dal Ciad, dove guerra e carestia stanno generando una delle piu' gravi emergenze umanitarie del mondo, racconta la sua storia, mentre si accinge ad affrontare un'altra notte al freddo dell'inverno, senza sapere nulla di cio' che gli riservera' il domani. L'inferno che ha dovuto attraversare in Libia, dove si e' imbarcato per raggiungere l'Europa, non e' poi tanto lontano. Quella di Sheref e' solo una delle storie raccolte nelle prime settimane di lavoro dell'unita' mobile di Open Europe a Ventimiglia, di Oxfam e Diaconia Valdese. Al confine tra Italia e Francia, infatti, ci sono centinaia di migranti, per lo piu' fuggiti da paesi in guerra (Sudan, Iraq, Afghanistan, Eritrea e altri ancora), che si ritrovano a vivere sotto un cavalcavia, lungo il fiume Roia, fuori dal sistema di accoglienza per i richiedenti asilo, in condizioni disumane. Lungo il fiume Roia oltre 200 migranti allo stremo: 1 su 3 e' un minore. Oxfam sottolinea che le persone sono ormai costrette in un "limbo": sono fantasmi, in una condizione di spaesamento, isolamento e abbandono. La gran parte tenta di attraversare il confine con la Francia, mettendo a rischio la propria vita lungo sentieri di montagna, la ferrovia o i cavalcavia dell'autostrada. "A Ventimiglia e' in atto una vera e propria emergenza umanitaria - sottolinea l'organizzazione- sono circa 700 i migranti che si trovano qui nel pieno dell'inverno: 500 vivono nel centro di transito gestito dalla Croce Rossa, mentre oltre 200 dormono all'aperto nel campo improvvisato lungo il greto del fiume Roia. Tra loro circa 1 su 3 sono minori non accompagnati, che dopo non aver ricevuto la protezione a cui hanno diritto in Italia, si vedono respinti con brutalita' dalle autorita' francesi". Minori, madri con bambini: "Li aiutiamo ma bisogna fare di piu'". . "Ogni giorno incontriamo ragazzi come Sheref, respinti dalla Francia. - raccontano Chiara Romagno responsabile dell'intervento di Oxfam Italia a Ventimiglia e Simone Alterisio, operatore della Diaconia Valdese - Ci sono anche madri con figli molto piccoli, magari a loro volta fuggite quando erano minorenni da conflitti, come quello in Somalia, che si ritrovano a vivere in una totale assenza di diritti e servizi essenziali. Una condizione non lontana da quella infernale della loro provenienza. A loro ogni giorno rivolgiamo tutti i nostri sforzi, distribuendo coperte, scarpe, cappelli per affrontare il freddo della notte". L'unita' mobile di Open Europe, costituita da due operatori socio-legali e un mediatore linguistico-culturale, oltre a distribuire kit di prima necessita' ai migranti, identifica i casi di abuso soprattutto verso i soggetti piu' vulnerabili. Fornendo, la' dove necessario, assistenza legale per presentare ricorso verso il decreto di respingimento a supporto di un'eventuale richiesta di protezione internazionale. Vengono inoltre date informazioni sui servizi presenti sul territorio e i rischi connessi all'attraversamento della frontiera italo-francese. "Il progetto Open Europe a Ventimiglia non risolvera' i problemi di tutti - ammette il segretario esecutivo della Diaconia Valdese, Gianluca Barbanotti - ma, a volte, e' importante essere presenti e cioe' essere dove appaiono con vivida concretezza le contraddizioni dell'accoglienza nel momento in cui queste si manifestano alle persone che cercano un futuro migliore. Fornire consulenza legale o un supporto per comunicare con le proprie famiglie lontane, e' un'occasione per significare la solidarieta' nostra, e di conseguenza di tutte le persone che hanno ancora a cuore i diritti delle persone e non si sono lasciati sopraffare dalla paura."  L'appello alla Ue e all'Italia per la tutela dei diritti dei migranti minori non accompagnati "I minori migranti hanno diritto di chiedere protezione internazionale in qualunque Stato membro dell'Unione europea si trovino. A stabilirlo e' una sentenza del 2014 della Corte di Giustizia, per questo i respingimenti dalla Francia sono un abuso intollerabile. - afferma il direttore dei Programmi in Italia di Oxfam, Alessandro Bechini - Chiediamo quindi alla Commissione europea e agli Stati membri che vengano messe in atto tutte le procedure affinche' i diritti - in particolare di minori fuggiti da guerre, persecuzioni e poverta' - vengano sempre garantiti. In questa direzione anche l'Italia puo' fare la sua parte: ad esempio riducendo i tempi necessari per le procedure di ricongiungimento familiare e garantendo cosi' canali di accesso sicuro verso l'Europa". ©Agostino Loffredi - Oxfam Italia (www.redattoresociale.it)


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MIGRANTI. VENTIMIGLIA, SUL ROIA OLTRE 200 ALLO STREMO. UNO SU TRE È MINORE

La denuncia di Oxfam e Diaconia Valdese. "Costretti in un limbo: sono fantasmi, in una condizione di spaesamento, isolamento e abban...
Minori tutti al Campo della Croce Rossa, insieme ad adulti. Questa appare la decisione delle istituzioni di Ventimiglia, che intendono svuotare il centro d’accoglienza della Chiesa di Sant'Antonio, detta anche "delle Gianchette” nei prossimi giorni e concentrare tutti i migranti – comprese le famiglie con bambini e i minori non accompagnati anche molto piccoli – nel campo d’emergenza allestito dalla Croce Rossa nei pressi del fiume Roja, privo di servizi a loro dedicati. Terre des Hommes lancia un appello perché questa decisione venga rivista e il centro non chiuda, in attesa che venga realizzato una struttura dedicata ai migranti più piccoli e vulnerabili, come detta la Legge Zampa.

“Da mesi chiediamo a gran voce l’allestimento a Ventimiglia di un centro di accoglienza dedicato solo ai minori e famiglie con bambini, dove sia possibile garantire loro un’adeguata protezione con fornitura di servizi di prima necessità ma anche orientamento, assistenza psicosociale e informativa, in luogo protetto”, dichiaraFederica Giannotta, Responsabile dei Progetti Italia della Fondazione Terre des Hommes. “Questo è quanto prevede la recente legge 47/2017, dove si specifica che "per le esigenze di soccorso e di protezione immediata, i minori non accompagnati sono accolti in strutture governative di prima accoglienza a loro destinate”. Invece oggi si paventa la chiusura delle Gianchette, che per lungo tempo ha rappresentato l’unico luogo sicuro in città per l’accoglienza e la protezione di queste persone particolarmente a rischio”.

Benchè sia stato aperto da poco tempo il Campo ‘Roja’ della Croce Rossa, sussistono diverse ragioni per non accettare la chiusura dei pochi posti disponibili presso la Chiesa. Innanzitutto la dimensione dei flussi che continua a crescere (basti vedere gli sbarchi degli ultimi giorni in Sicilia) non giustifica la chiusura delle Gianchette, quando persino i posti del Campo Roja potrebbero non essere abbastanza.

Inoltre il Campo, aperto sulla scia dell’emergenza, in mancanza di altro, per dare un tetto a chi viveva sul greto del fiume, non può essere considerato quale soluzione definitiva d’accoglienza, non essendoci spazi realmente protetti per i minori, che quindi sono ospitati in promiscuità con gli adulti. Ciò è particolarmente grave per le ragazze, esposte a rischio di abusi e sfruttamento nella prostituzione. Pure la sua collocazione, molto lontano dal centro di Ventimiglia e accanto alla tangenziale, lo rende molto pericoloso per i minori, che per spostarsi rischiano di essere vittime d’incidenti. Come del resto è già accaduto.

Al contrario la Chiesa delle Gianchette nel tempo è diventato un punto di riferimento in città e, per quanto piccola e con poche disponibilità di posti, è l’unico vero luogo ancora sicuro e protetto dove categorie molto vulnerabili e a rischio come i ragazzini molto piccoli e i nuclei famigliari di migranti possano dirsi davvero ‘accolte’. Terre Des Hommes


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Ventimiglia: NO alla chiusura delle Gianchette Contraria ai diritti dell’infanzia l’accoglienza promiscua dei minori migranti

Minori tutti al Campo della Croce Rossa, insieme ad adulti. Questa appare la decisione delle istituzioni di Ventimiglia, che intendono sv...
Quest'oggi MSF ha diramato un comunicato in cui esprime profonda preoccupazione per la condizione dei circa cento migranti, tra cui minori non accompagnati,  che  da diverse settimane dormivano lungo il fiume Roya, a Ventimiglia, e che - in seguito ad una ordinanza del Comune - si sono dispersi lungo le montagne al confine tra Italia e Francia

“Stiamo cercando da ieri di metterci in contatto con alcuni dei nostri pazienti, ma finora senza successo. Siamo molto preoccupati, in particolare per i molti minori non accompagnati che da diverse settimane dormivano lungo il fiume in condizioni indegne.” spiega Federico Saracini, coordinatore di progetto per Medici Senza Frontiere a Ventimiglia. “E’ da più di un mese che chiediamo alle autorità locali una soluzione degna per chi resta escluso dalle strutture di accoglienza: è inaccettabile che qualche giorno fa un ragazzo di 16 anni abbia perso la vita mentre si trovava al fiume per lavare i propri effetti personali.”

MSF è presente a Ventimiglia da novembre 2016 con un’équipe di medici, psicologi e mediatori culturali, e svolge delle attività di prima assistenza medica e psicologica, con una particolare attenzione alla salute della donna. Dall’inizio del 2017 sono stati visitati 1449 pazienti lungoil fiume Roya, presso la parrocchia di Sant’Antonio alle Gianchette e all’interno del campo di prima accoglienza gestito dalla Croce Rossa.

La situazione di precarietà in cui i migranti sono costretti a vivere aggrava ulteriormente le loro vulnerabilità. Molti scappano da esperienze e situazioni orribili nei loro paesi di origine, per rimanere poi bloccati per settimane al confine senza riuscire a superarlo. Tra di loro ci sono molte donne incinte, famiglie e minori. Questi sono gli effetti delle politiche europee della deterrenza: le persone sono costrette a mettere a rischio la propria vita e forzate a vivere in condizioni indegne.” continua Saracini.

Ieri sera la Prefettura ha annunciato che il campo – che finora ospitava solamente uomini adulti soli – verrà ampliato e reso accessibile anche ai minori non accompagnati, finora costretti a dormire nel greto del fiume. 
MSF accoglie positivamente questo primo passo, ma chiede che vi siano delle misure di presa in carico specifiche per questo gruppo particolarmente vulnerabile, così come previsto dalla normativa vigente. Auspichiamo che le autorità locali trovino però una soluzione immediata anche per chi è ancora ospitato alle Gianchette – donne e nuclei familiari – e che può contare solo sull’assistenza della rete locale di volontari.


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Ventimiglia: un centinaio di migranti dispersi al confine dopo ordinanza del Comune, molti minori

Quest'oggi MSF ha diramato un comunicato in cui esprime profonda preoccupazione per la condizione dei circa cento migranti , tra cui...
On 15 June 2017, the Administrative Tribunal of Nice ruled on a référé-liberté case brought by different French NGOs, such as ANAFE, CIMADE and GISTI, regarding the practice of detention at the French-Italian border. The organisations asked for the suspension of the informal decision by the Alpes-Maritimes authorities to create a provisional detention zone in the city of Menton, for the release of all of those detained at that zone and for the placement of unaccompanied minors in appropriate reception centres.

The Court ruled that the information put before it, particularly with regard to the duration of the detention, was not sufficiently certain and precise. Therefore, it could not suspend the informal decision to create a provisional detention zone altogether. However, it affirmed that those who have been detained at the police station in Menton for more than four hours had to be transferred to official transit zones. It concluded that ordering the placement of unaccompanied minors was not within the mandate of the référé judge.

Based on an unofficial translation by the ELENA Weekly Legal Update. The EWLU would like to thank Flor Tercero for her kind assistance with summarising this case.


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France: Administrative Tribunal of Nice on the detention at the Franco-Italian border

On 15 June 2017, the Administrative Tribunal of Nice ruled on a référé-liberté case brought by different French NGOs, such as ANAFE, CIMADE...
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