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Le organizzazioni impegnate nella tutela dei diritti dei bambini accolgono favorevolmente le nuove linee guida della Commissione Europea che individuano azioni concrete per offrire protezione a tutti i minori migranti e rifugiati che giungono in Europa.

Le misure – che affrontano quelle lacune che hanno causato la sparizione di molti bambini, esponendoli al rischio di abusi o sfruttamento – riguardano tutti i bambini, siano essi migranti o rifugiati, che giungono in Europa da soli o con i loro familiari. Tra le misure previste figurano l’accesso a strutture di accoglienza sicure, istruzione, assistenza sanitaria e la ricerca di soluzioni a lungo termine nell’interesse superiore del minore. 

Un insieme di misure che erano in buona parte assenti dalle decisioni dell’UE da quando la crisi dei migranti e rifugiati ha registrato una escalation nel 2015. Le organizzazioni chiedono ora all’UE di trasformare le parole in azioni per garantire che i bambini, che nel 2015 e nel 2016 costituivano fino al 30% di tutte le domande di asilo in Europa, non diventino vittime di abusi e sfruttamento una volta giunti in Europa.

“Attraverso il nostro lavoro sul campo assistiamo alle terribili condizioni che i bambini migranti e rifugiati sono costretti ad affrontare dal momento in cui arrivano in Europa. La mancanza di strutture di accoglienza adeguate in molti casi spinge i bambini nelle mani dei trafficanti di esseri umani. Sulle isole greche, dove migliaia di bambini sono trattenuti in condizioni di detenzione da quando è stato implementato l’accordo UE-Turchia più di un anno fa, abbiamo assistito ad un aumento di atti di autolesionismo, abuso di sostanze, ansia e depressione tra i minori. La comunicazione dell’UE promette investimenti, di cui c’è grande bisogno, per assumere e formare il personale dedicato alla protezione dei minori. Esortiamo quindi l’UE a garantire che tali misure abbiano un impatto immediato sui minori che sono intrappolati in questo limbo e che stanno perdendo ogni speranza per il loro futuro”, ha dichiarato Ester Asin, Direttore dell’ufficio di Bruxelles di Save the Children.

“Se da un lato bisogna affrontare i bisogni dei minori non accompagnati, dall’altro si dimentica spesso che anche i bambini che viaggiano con i loro familiari hanno bisogno di sostegno e protezione. Siamo molto soddisfatti che nonostante il clima politico attuale l’UE stia finalmente affrontando i bisogni di tutti i bambini vulnerabili e siamo convinti che queste proposte possano avere un impatto reale sulla vita dei minori. Auspichiamo che questa comunicazione si trasformi al più presto in azioni e risultati sul campo e siamo pronti a supportare gli Stati membri dell’UE nell’adozione di tali misure per garantire il miglioramento delle condizioni di vita dei bambini”, ha dichiarato Ignacio Packer, Segretario Generale di Terre des Hommes.

“I minori migranti sono prima di tutto bambini, ma troppo spesso non vengono trattati come tali. Accogliamo con favore che la comunicazione dell’UE affronti in modo esauriente i diritti dei minori senza documenti, compresi coloro che arrivano con le proprie famiglie, ma è fondamentale che nessuno bambino sia più detenuto, nemmeno come ultima risorsa. Attendiamo quindi di lavorare congiuntamente all’UE per sviluppare alternative alla detenzione, in modo da assicurare che gli impegni promessi diventino una realtà per i bambini”, ha affermato Michele LeVoy, Direttore della Piattaforma per la Cooperazione Internazionale sui Minori senza documenti (PICUM).

“A causa della mancanza di una protezione adeguata, più di 10.000 bambini sono scomparsi lo scorso anno dopo essere arrivati in Europa. Sappiamo molto poco di quanto accada loro, del perché scompaiano e dei rischi ai quali vanno incontro. Ma sappiamo con certezza che molti di loro subiscono traumi mentre tentano disperatamente di raggiungere i propri familiari che già vivono in Europa, nella speranza di trovare un posto sicuro in cui vivere e poter andare a scuola. Una rete europea di tutela, una migliore raccolta dei dati, una migliore formazione e una maggiore cooperazione tra gli Stati membri contribuirebbe a diminuire il numero di bambini che scompaiono. I bambini migranti non devono essere trattati diversamente dagli altri bambini dei paesi ospitanti. Ci auguriamo pertanto che l'UE e gli Stati membri garantiscano che questi minori ricevano uguale protezione“, ha detto Delphine Moralis, Segretario Generale di Missing Children Europe.

“La società civile chiede regole europee più stringenti sulla raccolta dei dati in modo da promuovere dibattiti che si basino su fatti concreti e non su ipotesi. Questo vale per tutte le aree chiave del Sistema Europeo Comune di Asilo, come la detenzione e il sistema di Dublino. Ma è incoraggiante che la Commissione stia già facendo passi in questa direzione”, ha dichiarato Elona Bokshi, Senior Policy e Project officer dell’European Council of Refugees and Exiles.


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Minori Migranti: le Organizzazioni per i diritti dei bambini accolgono con favore le misure annunciate dalla Commissione Europea per proteggere i minori migranti e rifugiati

Le organizzazioni impegnate nella tutela dei diritti dei bambini accolgono favorevolmente le nuove linee guida della Commissione Europea ...
Proteggere i migranti bambini è il tema del Forum europeo sui diritti del fanciullo di quest'anno, che si è tenuto oggi a Bruxelles. 78 organizzazioni internazionali di tutela dei diritti dei bambini hanno sottoscritto una dichiarazione in occasione dell'inizio del 10° Forum europeo. .  Il 2016 è stato un anno che ha visto un aumento del numero di bambini che migrano. Il numero di minori non accompagnati che hanno attraversato il  Mediterraneo centrale è più che raddoppiato. I dati parlano di circa 21000 minori non accompagnati sbarcati sulle coste italiane, dati Viminale.
Il forum riunisce una vasta gamma di soggetti che si occupano dei msna. Il fine è lo scambio di informazioni e buone pratiche sui diritti dei bambini. Al Forum partecipano anche i rappresentanti dei paesi dell'Unione europea, mediatori specializzati sui bambini, i rappresentanti delle istituzioni dell'Unione europea, il Consiglio d'Europa e le organizzazioni internazionali. Sette le azioni prioritarie per proteggere i bambini migranti e rifugiati individuati dalle associazioni. Fra queste azioni: l’adozione urgente di un piano d’azione europeo per i minori migranti, tutele rafforzate per i bambini nella legislazione in tema di asilo, maggiori finanziamenti per i sistemi nazionali di protezione dei minori e la creazione di meccanismi per proteggere i bambini ai confini.

Al link di seguito la dichiarazione (clicca qui)

Children Cannot Wait. La protezione dei migranti bambini

Proteggere i migranti bambini è il tema del Forum europeo sui diritti del fanciullo di quest'anno, che si è tenuto oggi a Bruxelles.  ...
Oggi è il ventiseiesimo anniversario da quando, il 20 novembre del 1989, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, il trattato sui diritti umani maggiormente ratificato nella storia, con 194 Stati parte.
La data del 20 Novembre è molto significativa poiché coincide con un duplice anniversario: quello della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e la Dichiarazione dei diritti del bambino.
Costruita armonizzando differenti esperienze culturali e giuridiche, la Convenzione enuncia per la prima volta, in forma coerente, i diritti fondamentali che devono essere riconosciuti e garantiti a tutti i bambini e a tutte le bambine del mondo.
Essa prevede anche un meccanismo di controllo sull’operato degli Stati, che devono presentare a un Comitato indipendente un rapporto periodico sull’attuazione dei diritti dei bambini sul proprio territorio.
Oggi, rinnoviamo la domanda che bisogna porsi tutti gli anni,  il mondo è un posto migliore per i bambini e gli adolescenti?

La risposta è indubbiamente un convinto sì.

I dati dimostrano a livello globale che un bambino che nasce nel 2015 ha molte più probabilità di sopravvivere, crescere in salute e andare a scuola rispetto a un bambino che nasceva nel 1989. Tuttavia, per mantenere appieno la promessa contenuta nella Convenzione, dobbiamo sfidare noi stessi a pensare e ad agire in modo differente, per dare concretezza ai diritti di tutti i bambini, soprattutto quelli che vivono ai margini della società o nei luoghi più remoti.



LEONARDO CAVALIERE

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Giornata internazionale per i diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza 2015

Oggi è il ventiseiesimo anniversario da quando, il 20 novembre del 1989, l’ Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la  Conv...
Diffuso oggi l’8° Rapporto di monitoraggio del Gruppo CRC, che fa il punto sull’attuazione della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Italia

In Italia 1 bambino su 7 nasce e cresce in condizioni di povertà assoluta, 1 su 20 assiste a violenza domestica.

Nel Belpaese, 1 bambino su 7 nasce e cresce in condizioni di povertà assoluta, 1 su 20 assiste a violenza domestica e 1 su 100 è vittima di maltrattamenti. 1 su 20 vive in aree inquinate e a rischio di mortalità. 1 su 50 soffre di una condizione che comporterà una disabilità significativa all’età dell’ingresso nella scuola primaria, 1 su 500 vive in strutture di accoglienza. Più di 8 bambini su 10 non possono usufruire di servizi socio-educativi nei primi tre anni di vita e 1 su 10 nell’età compresa tra i 3 e i 5 anni. Nel 2013 in Italia sono andati al nido solo 218.412 bambini, pari al 13,5% della popolazione sotto i tre anni. E la situazione nel Mezzogiorno è ancora più grave, se si considera che tutte le regioni del Sud si collocano sotto la media nazionale, come la Sicilia con appena il 5,6% dei bambini che ha avuto accesso al nido; la Puglia con il 4,4%; la Campania con il 2,7% e la Calabria con il 2,1%.


Questi i principali dati che emergono dal Rapporto di monitoraggio sull’attuazione della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza nel nostro Paese, giunto alla sua ottava edizione, alla cui redazione hanno contribuito 124 operatori delle 90 associazioni del Gruppo CRC, e presentato stamane alla presenza del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti.
Il Rapporto, evidenzia che, a vent’anni esatti dal primo Rapporto sullo stato di attuazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (CRC), inviato dall’Italia al Comitato ONU per la CRC, “il sistema organico di politiche per l’infanzia” su cui il nostro paese si era impegnato con la ratifica della Convenzione non è stato realizzato. Le associazioni auspicano che l’adozione del nuovo Piano Infanzia, con priorità e azioni ben definite e supportate da un adeguato impegno economico, possa essere il primo passo per rimettere al centro dell’agenda politica le misure per la tutela per l’infanzia.

“Ci sono bambini che fin dalla nascita soffrono di carenze che ne compromettono lo sviluppo fisico, mentale scolastico, relazionale – sottolinea Arianna Saulini, di Save the Children e coordinatrice del Gruppo CRC. “Tra questi eventi, indicati come fattori di rischio, figurano condizioni sfavorevoli durante la gravidanza, cure genitoriali inadeguate, violenza domestica ed esclusione sociale. Per questo chiediamo – aggiunge Saulini - che il prossimo Piano Nazionale Infanzia dedichi speciale attenzione ai primi anni di vita del bambino, che vengano realizzate politiche adeguate per superare il divario territoriale nell’offerta educativa e di costruire un qualificato sistema integrato per l’infanzia e l’adolescenza, impegnando adeguati e stabili investimenti finanziari e introducendo un meccanismo permanente di monitoraggio della spesa”.

A proposito di risorse dedicate all’infanzia e l’adolescenza, il Rapporto denuncia che a distanza di anni non esiste ancora un monitoraggio a livello istituzionale, manca una strategia nazionale e una visione di lungo periodo nell’allocazione delle risorse. Le carenze, tuttavia, non sono solo di tipo economico, ma anche di raccolta e coordinamento delle informazioni.

Così, ad esempio, se si considera il problema dei minori privi di un ambiente familiare, gli stessi dati forniti dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali presentano lacune e incongruenze. Sappiamo infatti che al 31 dicembre 2012 i minorenni affidati a parenti erano 6.750, quelli affidati a terzi 7.444, per un totale complessivo di 14.191 affidamenti familiari, e che i minori inseriti in comunità erano 14.255. Poco o nulla sappiamo però sulle cause dell’allontanamento dalla famiglia e sui motivi che hanno portato a scegliere l’accoglienza in comunità o l’affido, il tipo di struttura di accoglienza e i tempi di permanenza. Informazioni che mancano soprattutto per i minorenni tra 0 e 5 anni. A ciò si aggiunge che molte Regioni non forniscono i dati richiesti, come la Calabria che non ha aderito alla rilevazione, la Liguria e la Sardegna che hanno fornito dati discordanti rispetto ai criteri della rilevazione, l’Abruzzo che non ha inviato i dati sull’affidamento familiare. Ed è incomprensibile il divario tra i dati del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e quelli del Dipartimento per la Giustizia Minorile sugli affidamenti familiari consensuali o giudiziari. Sempre in merito al sistema di raccolta dati, la Banca Dati Nazionale dei minori adottabili e delle coppie disponibili all’adozione è operativa soltanto in 11 Tribunali per i Minorenni sui 29 esistenti e ciò rende difficile garantire a ogni bambino la scelta della miglior famiglia, quantificare e monitorare la situazione dei piccoli che non vengono adottati nonostante le tante famiglie disponibili.

Riguardo alle difficoltà economiche di molte famiglie con minori, pur riconoscendo l’impegno del Governo con la sperimentazione della nuova social card, Arianna Saulini ricorda che la povertà minorile in Italia è in continuo aumento - dal 2012 al 2013 i minori in condizioni di povertà assoluta sono passati da 1.058.000 (10,3%) a 1.434.000 (13,8%) - e ribadisce l’urgenza di un Piano nazionale di contrasto alla povertà, che tenga in debita considerazione le famiglie con figli minorenni e che sia in grado di mettere a sistema in maniera organica le varie e frammentate misure messe in campo in questi anni.

Il rapporto dedica poi un paragrafo ai minori stranieri non accompagnati (MSNA), tema di grande attualità considerati i numerosi sbarchi di questo periodo, rilevando la necessità di rendere subito operativo il nuovo sistema di accoglienza. Dal primo gennaio al 31 marzo 2015 sono sbarcati in Italia 10.165 migranti, di cui 902 minori (289 accompagnati e 613 non accompagnati), dato che a giugno è balzato a quasi 5.000 minori. Nel 2014, 26.122 minori hanno raggiunto le coste italiane e di questi 13.026 sono risultati essere non accompagnati, ovvero un numero pari a due volte e mezzo quello registrato nel 2013. Si tratta per la maggior parte di ragazzi tra i 15 ed i 17 anni, originari dell’Eritrea (3.394), dell’Egitto (2.007) e della Somalia (1.481). Va menzionato anche l’elevato flusso migratorio via mare dalla Siria: nel 2014 sono sbarcati 10.965 minori (10.020 accompagnati e 945 non accompagnati). Alla data di stesura del Rapporto erano oltre 500 i minori ancora in attesa del collocamento in comunità, che si trovano, da mesi, in strutture temporaneamente adibite alla loro accoglienza, attivate “in emergenza” a livello locale, in Sicilia, Puglia e Calabria.

Diritti dei minori ancora negati tra povertà, carenza di servizi e mancanza di coordinamento delle strutture preposte alla tutela

Diffuso oggi l’8° Rapporto di monitoraggio del Gruppo CRC, che fa il punto sull’attuazione della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e d...
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