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Una coalizione di Paesi "volontari" dell'Unione europea prevede di prendersi in carico fino a un massimo di 1.500 bambini migranti attualmente bloccati sulle isole greche, come misura di sostegno "umanitario". Lo ha annunciato il governo tedesco.
"A livello europeo, in questi giorni si stanno svolgendo negoziati su una soluzione umanitaria, con l'obiettivo di organizzare la cura di questi bambini nel quadro di una coalizione di volontari", ha
sottolineato Berlino in un comunicato stampa, senza specificare quali siano i Paesi coinvolti. "Vogliamo aiutare la Grecia ad affrontare la difficile situazione umanitaria di 1.000-1.500 bambini sulle isole" del Paese, hanno aggiunto i partiti della coalizione di governo della cancelliera Angela Merkel. "Questi - hanno detto - sono bambini che, a causa di una malattia, hanno urgentemente bisogno di cure, o sono bambini non accompagnati di età inferiore ai 14 anni, per lo più femmine". (Ansa)


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Migranti, l'Ue prenderà 1.500 bambini dalla Grecia

Una coalizione di Paesi "volontari" dell'Unione europea prevede di prendersi in carico fino a un massimo di 1.500 bambini m...
La Corte europea dei diritti umani ha stabilito che la Grecia, detenendo dei minori migranti non accompagnati nelle stazioni di polizia di frontiera li ha sottoposti a trattamento degradante. I minori arrivati poco prima della firma dell'accordo Ue-Turchia, provenienti da Siria, Iraq e Marocco, avevano all'epoca tra i 14 e i 17 anni. Hanno passato tra i 21 e i 33 giorni nelle stazioni di frontiera prima di essere trasferiti in un centro di accoglienza con una zona destinata ai minori. Nella sentenza la Corte di Strasburgo ha ribadito che le stazioni di polizia "non sono dei luoghi in cui si possono detenere le persone per più giorni" e che certe loro caratteristiche, come il fatto di non poter uscire all'aria aperta, la mancanza di determinati servizi, è un'aggravante nel caso si tratti della detenzione di minori. I giudici inoltre sottolineano che già nel 2017 il comitato anti tortura del Consiglio d'Europa ha definito "inaccettabile" il fatto che dei minori siano tenuti nelle stazioni di polizia, per diversi giorni o anche settimane, senza alcuna assistenza sociale e psicologica. (ANSAmed)


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Migranti: Corte Strasburgo, Grecia viola diritti minori

La Corte europea dei diritti umani ha stabilito che la Grecia , detenendo dei minori migranti non accompagnati nelle stazioni di polizia...
Si chiama “Share the journey” ed è la campagna di Caritas Hellas iniziata a settembre per avvicinare migranti, rifugiati e comunità locali e creare opportunità di convivenza. I piccoli accolti nel centro di Plateia Vathis hanno dipinto i loro ricordi, dal viaggio alla situazione attuale

I bisogni primari, i contatti con il Paese di origine, l’importanza di un sorriso e degli abbracci con le persone che incontrano ogni giorno nella loro vita. Sono alcuni dei messaggi che i bambini accolti nel centro sociale di Plateia Vathis gestito da Caritas Hellas ad Atene hanno messo su carta con matite colorate e pastelli. 

L’iniziativa è una di quelle organizzate in Grecia da Caritas Hellas nell’ambito della campagna di Caritas Internationalis “Share the journey” (condividi il viaggio), lanciata lo scorso settembre. Obiettivo della campagna è creare occasioni di incontro tra migranti, rifugiati e le comunità locali in cui sono accolti per costruire insieme una cultura della convivenza.

Con l’aiuto degli interpreti e sotto la guida degli insegnanti di Caritas Hellas, è stato chiesto ai bambini di disegnare i loro ricordi, a partire dal viaggio che hanno fatto fino alla nuova realtà in cui si trovano a vivere. 
Oltre al centro sociale di Plateia Vathis sono diversi i centri di accoglienza coinvolti nella campagna di Caritas ad Atene, Salonicco, Epanomi, Lesbo e in altre città.
 Rifugiati e migranti hanno cucinato insieme ai residenti dei quartieri e hanno condiviso la loro esperienza (il viaggio per fuggire da zone di guerra e l’arrivo in Grecia), i loro sogni per una vita migliore e la quotidianità con i loro nuovi vicini. (lp)

Grecia, i bambini migranti disegnano i ricordi del viaggio

Si chiama “Share the journey” ed è la campagna di Caritas Hellas iniziata a settembre per avvicinare migranti, rifugiati e comunità locali...
Secondo un nuovo studio commissionato dall'UNICEF e realizzato da REACH*, i minorenni migranti che giungono in Europa provenienti dall'Africa prendono la decisione di lasciare casa di propria iniziativa, e non necessariamente con l'intenzione di raggiungere l'Europa.

Per la maggior parte di essi, sono i traumi e gli abusi sistematici a cui hanno assistito o che hanno subito durante la permanenza in Libia a portarli alla fuga verso l'Europa e a spingerli a intraprendere la rischiosa traversata del Mediterraneo Centrale.

Il 75% dei minorenni rifugiati e migranti intervistati in Italia dall'indagine prendono la decisione di mettersi in viaggio da soli.

Dei 12.239 minorenni arrivati in Italia nei primi sei mesi di quest'anno, addirittura il 93% ha viaggiato da solo.

Per questi ragazzi, il viaggio può richiedere due anni o più.

Una delle motivazioni principali fornite riguardo alla fuga dal paese di origine è la violenza domestica, ma anche le privazioni e i conflitti.

Il matrimonio infantile è stato indicato come la motivazione principale da un quinto delle minorenni intervistate.


Il viaggio dei minorenni verso l'Europa è stato spesso frammentato e la loro destinazione mutata lungo la strada.

«Ciò che colpisce maggiormente di questo studio è che esso mostra per la prima volta che le ragioni che spingono i minorenni a lasciare le loro case sono più complesse rispetto a quelle identificate in precedenza, e che i fattori di attrazione che li portano verso l'Europa sono minori di quanto previsto» commenta Afshan Khan, Direttore UNICEF per l'Europa e l'Asia centrale.

L'inferno della Libia, la fuga verso l'Europa
Lo scopo dello studio, frutto della partnership fra UNICEF e REACH, è di fornire ai responsabili politici, alle organizzazioni partner e ai governi informazioni su cosa porti i minorenni a scappare dai loro paesi e dalle loro case.

Le interviste sono state condotte nelle due principali porte d'Europa – Italia e Grecia – su un campione di 850 minorenni fra i 15 e i 17 anni.

Tutti i bambini rifugiati e migranti in Italia hanno dichiarato che il tempo trascorso in Libia è stata la parte più traumatica del loro viaggio via terra.

Circa metà di loro (47%) ha dichiarato di essere stata sequestrata a scopo di estorsione in Libia, e un minorenne su 4 (23%) ha dichiarato di essere stato arrestato arbitrariamente e trattenuto in prigione senza accuse.

La maggioranza di essi proviene da diversi paesi dell'Africa subsahariana, ma alcuni anche da regioni ben più lontane, come il Bangladesh.

«Per coloro il cui scopo era esplicitamente quello di arrivare nel continente, l'attrattiva dell'Europa era la possibilità di migliorare la propria istruzione, vedere rispettati i propri diritti e avere successo nella vita»prosegue Afshan Khan. «Tuttavia, una volta raggiunta l'Europa, la realtà è tristemente diversa e le loro aspettative sono frustrate».

L'indagine condotta in Grecia ha dimostrato che per un terzo dei genitori o tutori di minori migranti e rifugiati cercare un'istruzione migliore per i loro bambini è stata la motivazione principale per cui hanno lasciato i loro paesi per recarsi in Europa.

Tuttavia, l'indagine rivela anche che sia in Italia che in Grecia le procedure troppo lunghe e confuse spingono molti ragazzi ad abbandonare i sistemi di accoglienza, perdendo così la possibilità di frequentare una scuola ed esponendoli ad alti rischi di abuso e sfruttamento.

Grecia e Italia, due modelli migratori radicalmente diversi
Come sottolineato dallo studio, il profilo dei bambini arrivati in Italia e in Grecia varia significativamente.

I minorenni in Italia hanno tendenzialmente deciso di migrare soli e di affrontare in questo modo il viaggio. La maggior parte sono maschi, non accompagnati, tra i 16 e i 17 anni.

I minorenni in Grecia hanno tendenzialmente preso la decisione insieme alle famiglie e quindi di arrivare insieme (il 91% dei minorenni intervistati). Qui la distribuzione tra i generi è omogenea e i minorenni appartengono a tutti i gruppi di età.fonte UNICEF

Scarica il REPORT


*REACH: è un’iniziativa congiunta di due ONG internazionali – ACTED e IMPACT Initiatives – e UNOSAT/UN Operational Satellite Applications Programme



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Unicef, in 6 mesi arrivati in Italia più di 12mila minori, il 93% ha viaggiato da solo

Secondo un nuovo studio commissionato dall'UNICEF e realizzato da REACH*, i minorenni migranti che giungono in Europa provenienti ...
"La mia speranza è morta da quando mi hanno portata qui", dice una madre curdo-siriana.

L'accordo per rallentare i passaggi di rifugiati dalla Turchia alla Grecia, dice Human Rights Watch (HRW) ,sta aumentando i tassi di suicidio e di autolesionismo nei campi di accoglienza, fatiscenti.

I richiedenti asilo, detenuti sulle isole del Mar Egeo, raccontano di persone che si danno fuoco, che si impiccano o si tagliano i polsi, da ultimo un caso di suicidio nell'isola di Chios.

La nuova ricerca di HRW dimostra che i bambini sono tra quelli maggiormente spinti alla disperazione viste le condizioni in cui attualmente versano e alimentano il trauma già sofferto nei paesi da cui sono fuggiti.

"Il trauma mentale degli anni di guerra, esacerbato da condizioni dure sulle isole greche e l'incertezza delle politiche disumane non può essere visibile quanto le ferite fisiche, ma di certo ha la stessa gravità per la loro vita", ha dichiarato Emina Ćerimović, ricercatrice di HRW.

"L'UE e la Grecia dovrebbero predisporre misure immediate per affrontare questa crisi silenziosa e impedire ulteriori danni".

Decine di richiedenti asilo, compresi i bambini, hanno riportato stati di ansia crescenti, depressione, disturbi post-traumatici e altre patologie mentali mentre trascorrono mesi in "condizioni orribili" in attesa di essere trasferiti in continente greco o deportati in Turchia.

Un uomo siriano di 26 anni, arrestato a Lesbos per più di tre mesi in attesa di essere espulso, ha dichiarato di aver tentato il suicidio due volte.

Bilal ha detto che è stato tenuto in una stazione di polizia per due mesi, ha tentato il suicidio in una cella, prima di essere portato al famigerato campo di Moria, dove ci ha riprovato.


"In tutto questo tempo [alla stazione di polizia] non avevo visto nessun medico", ha detto. "Poi mi sono fatto male nella stazione di polizia, e mi hanno portato qui."

Nel campo, ora utilizzato come centro di detenzione per i richiedenti asilo che devono essere rispediti in Turchia, sono stati appiccati diversi incendi e lo stesso doveva essere evacuato dopo il congelamento delle tende in inverno.
I migranti che erano stati detenuti lì hanno detto a HRW di essere stati tormentati dall'attesa di capire il loro destino, attacchi d'ansia dovuta ai ritardi, all'annullamento degli appuntamenti con le autorità che dovevano decidere sul loro caso e dalla mancanza di informazioni e mediatori.

Ahmad, un siriano di 20 anni, è stato trasferito da Chios a Lesbos a maggio e non sa se sarà rimandato in Turchia.

"Sono molto nervoso", ha detto. "Ieri, un ragazzo algerino si è fatto del male [tagliandosi] ... i miei sentimenti sono morti."

Anche le famiglie sono detenute a Moria, tra cui una donna curda dalla Siria con quattro figli.

"La mia speranza è morta da quando mi hanno portata qui", ha detto Rabiha Hadji a HRW. "Abbiamo visto tante cose terribili in Siria, ma io e i miei figli non avevamo mai visto una prigione [fino a quando non siamo arrivati in Grecia]".

Médecins Sans Frontières (MSF), che fornisce assistenza medica a Lesbos e sull'isola di Samos, ha potuto constatare un'alta concentrazione di casi di depressione, ansia e psicosi, e un aumento significativo dei tentativi di suicidio e di autolesionismo.
Un loro rappresentante ha dichiarato che le precarie condizioni dei campi sono un rischio per gli ex-detenuti e per le vittime di torture, e aggiunge: "Per le persone che hanno subito violenza estrema in detenzione nei loro paesi di origine, un luogo circondato da filo spinato, la presenza della polizia e scontri violenti chiaramente non possono essere positivi per loro ".

Amir, un 26enne richiedente asilo iraniano che è stato arrestato a Lesbos da aprile, ha dichiarato che le condizioni a Moria gli hanno fatto ricordare costantemente il carcere in Iran.

"Vedo le recinzioni e mi ricordano il mio passato", ha detto.

"Durante tutta la prima settimana in cui sono stato qui, non ho potuto dormire mai ... ho avuto gli incubi sulle torture subite nella prigione militare".

Circa 13.000 richiedenti asilo si trovano attualmente nelle isole greche, dove fino ad oggi sono approdati altri 9.500, malgrado la minaccia di deportazione.

Nel mese di dicembre le autorità dell'UE e della Grecia hanno terminato la deroga per i gruppi vulnerabili tra cui i minori non accompagnati, le donne in gravidanza, le persone con disabilità e le vittime di tortura precedentemente esclusi dalla detenzione nei campi dell’isola, nonostante un appello da 13 ONG.

L'UE sta attualmente pressando la Grecia ad accelerare le decisioni sulle domande di asilo e sulle espulsioni in Turchia, dove sono già state deportate 1.200 persone dall'entrata in vigore dell'accordo UE-Turchia, nel marzo 2016, fino a giugno. HRW ha segnalato che le procedure lunghe e farraginose peggiorano la pena dei rifugiati, "la durata delle procedure di asilo non dovrebbe essere ridotta a scapito della qualità del processo". Ha documentato casi con l'assenza di mediatori durante le interviste per la richiesta di asilo, "gravi lacune" nell'accesso alle informazioni, al supporto legale e ha segnalato che le autorità privilegiano gli immigrati in base alla nazionalità.

La pratica privilegia i siriani rispetto agli afghani, iracheni, i migranti del Bangladesh e altri paesi con bassi tassi di successo, alimentando così tensioni all'interno di campi che talvolta si tramutano in violenza.

"Le autorità greche, con il sostegno dell'Unione europea, dovrebbero garantire ai richiedenti asilo un accesso vero a una procedura di asilo equa ed efficiente basata sulle singole richieste, non sulla nazionalità", ha detto un portavoce della HRW, esortando la Grecia a porre fine alla politica di contenimento sulle sue isole e a trasferire i richiedenti asilo sulla terraferma, dove i minori possono essere iscritti a scuola e gli adulti possono lavorare.

"L'Unione europea e il governo greco dovrebbero lavorare per ripristinare la dignità e l'umanità delle persone che cercano protezione, non favorire le condizioni che causano danni psicologici", ha detto la dott.ssa Ćerimović.

Il report è l'ultimo, in ordine di tempo, che segnala le criticità dell'accordo UE-Turchia, che mostra come la principale rotta dei rifugiati per l’Europa è cambiata dalla più breve e sicura del Mare Egeo alla più pericolosa tra Libia e Italia. 

L'accordo ha impegnato la Turchia ad accettare il ritorno di molti richiedenti asilo che hanno viaggiato attraverso il suo territorio verso le isole greche, in cambio di miliardi di euro di aiuti, liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi e rilancio dei negoziati per l'adesione della Turchia all'UE.

La ricerca di Save the Children ha constatato che l'accordo aveva ridotto notevolmente il numero di rifugiati che passavano dal Mar Egeo in Grecia, ma aveva garantito agli smugglers "un'attività fortemente redditizia".


Uno studio dell'Università di Harvard ha riportato che bambine di quattro anni sono state violentate in un campo profughi di Atene, mentre i richiedenti asilo in altre parti del paese si prostituivano per racimolare il denaro da dare ai trafficanti.

Ma l’Europol ha cantato vittoria contro il traffico di persone dopo aver istituito il Centro europeo dei trafficanti per i migranti, identificando 17.500 sospetti smugglers nel 2016, intercettando messaggi, sequestrando documenti e distruggendo barche.

Più di 100.000 migranti sono arrivati in Europa finora quest'anno via mare, soprattutto dall'Africa subsahariana, dal Bangladesh e dalla Siria, con 2.300 morti durante la traversata.

Autore Lizzie Dearden

Foto AFP/Getty



L'accordo UE-Turchia porta i rifugiati intrappolati nei campi greci al suicidio e all’autolesionismo.

"La mia speranza è morta da quando mi hanno portata qui", dice una madre curdo-siriana. L'accordo per rallentare i passag...
Rasha è scomparsa nel tardo pomeriggio di sabato scorso. I suoi coetanei dicono di essere usciti come sempre con la ventenne siriana nel centro di detenzione per rifugiati. Poi è scomparsa. Lo scorso martedì la sua amica, Amira, 15 anni, ha ricevuto una carrellata d’immagini sul suo telefono. Rasha distesa nuda nel letto con un uomo. Sulla testa volti grotteschi di cartoni animati e un messaggio di accompagnamento dal mittente anonimo: "Prometto che rapirò anche te".
Questa era la prima minaccia che la rifugiata adolescente, originaria della città siriana di Qamishli, ha ricevuto da quando è arrivata sull'isola dell’Egeo, Chios, sei mesi orsono. Il centro di detenzione, un'ex fabbrica conosciuta come Vial, nell’entroterra montuoso dell'isola, è pieno di minori che sperano in un nuovo inizio in Europa, preferibilmente nel Regno Unito.
Altri rifugiati la intimidiscono regolarmente. "Gli uomini dicono che mi aggrediranno, cercano di intrappolarci dicendo di non andare a Souda [un altro campo profughi sull'isola] o in città. Dicono: 'Se ti vedo lì, ti aggredirò. Io ti rapirò e ucciderò'".
Amira è tra i minori non accompagnati su Chios che hanno diritto a richiedere asilo nel Regno Unito con il cosiddetto emendamento Dubs. Un anno fa il governo britannico ha annunciato che avrebbe offerto rifugio a un numero considerevole di rifugiati vulnerabili, si parlava di circa 3.000 minori fino a quando, nel mese di febbraio, l’Home Office ha all’improvviso fermato il piano, dopo averne aiutati solo 480, un minore per ogni 130.000 residenti nel Regno Unito. Nessun minore non accompagnato è stato trasferito dalla Grecia al Regno Unito sotto il regime Dubs.
Martedì l'ultima occasione per riaprire Dubs sarà ascoltata dal tribunale di Londra, una sfida legale che descrive la chiusura anticipata della Dubs da parte della Home Office come illegale e "illegittima".

I rifugiati di Chios raccontano che sono stati pugnalati dalle persone locali, pestati dalla polizia, attaccati dalla destra, raccontano di risse con coltelli tra i richiedenti asilo adulti ubriachi e le notti insonni in tende leggere su spiagge di ciottoli.
La maggior parte dei minori, Amira inclusa, non vanno in bagno durante la notte per paura di subire abusi. Abbandonati sulla quinta più grande isola greca e impossibilitati a muoversi fino a quando non saranno date le autorizzazioni, attualmente sono alloggiati circa 4.000 richiedenti asilo nei due centri dell’isola che risultano essere sovraffollati. E la situazione sta peggiorando sempre più. Tra una quindicina di giorni il governo britannico ritirerà i finanziamenti per le compagnie di telefonia mobile a Chios. Subito dopo, gli sforzi umanitari garantiti fino ad adesso dalla Commissione Europea saranno sostituiti dal governo greco.

Le associazioni che lavorano con i rifugiati sostengono che il Regno Unito, insieme alla comunità internazionale, sembrano intenzionati a lasciarsi alle spalle la crisi migratoria oramai sempre più dimenticata.

Il recente manifesto elettorale dei Conservatori ha anche sollevato la possibilità di riesaminare le "definizioni giuridiche internazionali di asilo e status di rifugiato". Ma, l’Home Office deve ancora inviare un funzionario a Chios.

Per la Grecia nel suo complesso, che conta attualmente 62.000 rifugiati, i giornalisti dicono che l’Home Office ha ricollocato soltanto un individuo in base allo schema Dubs.


"Chios è al punto di rottura. Ma con taglio dei finanziamenti dei servizi sull'isola, molte grandi ONG, leggono questo come se l'Europa si stia girando dall’altra parte", ha dichiarato Alex Green di Help Refugees, una delle poche organizzazioni che resteranno sull'isola.

Il ritiro delle risorse da Chios lascerà i molti minori non accompagnati in una posizione ancora più rischiosa. Martedì scorso, Erez - che ha dichiarato di avere 16 anni, anche se sembrava tre anni più giovane - era stato nel parco vicino a Souda, posto frequentato dai rifugiati, perché è possibile accedere al wifi di un’osteria vicina. Poco dopo le 18.00 Erez è stato avvicinato da tre persone del posto che l’hanno messo alle strette, poi uno di loro ha tirato fuori un coltello e lo ha conficcato nel suo braccio destro.

Sedici ore dopo l’aggressione con un braccio lacerato e con residui di sangue secco, Erez non vuole coinvolgere la polizia. "A loro non interessa di noi, la polizia ci picchia con i manganelli. Se ci vedono nei bar o lontano dal campo, ci dicono di allontanarci perché non sono per noi", ha detto Erez, che vuole andare a Londra e che ha con sé solo un paio di batterie, una camicia e dei pantaloncini che indossa da quando è arrivato a Chios tre mesi fa.

Erez è stato aggredito vicino alle pareti rocciose che si sovrastano il campo profughi e che hanno fornito un punto di lancio ideale per i gruppi di destra per lanciare pietre e bombe molotov sulle tende sottostanti. Alcuni di questi assalitori hanno presunti legami con il principale partito neo-fascista della Grecia, Alba Dorata.

L’astio nei confronti dei rifugiati sta crescendo costantemente, con numerosi commercianti che si lamentano che la loro presenza mina il turismo.

Giovedi sera una marcia anti-rifugiati a Chios ha coinvolto circa 400 residenti. Un manifesto mostrava due figure nere nell’intento di attaccare l'isola con i coltelli.

Le tensioni nascono altrove, in particolare tra le miriadi di etnie e nazionalità che risiedono nei campi. Amira dice che è stata presa di mira perché ha osato fare amicizia con i non arabi. "Minacciano di uccidermi o di rapirmi perché sono amica di persone provenienti dall'Afghanistan. Dicono: "Sei araba, perché parli con gli afghani?", rispondo che tutti credono nell'Islam, siamo tutti rifugiati, ma non ascoltano ".

Le ragazze e le donne descrivono la vita quotidiana come pericolosa. Nascosto tra le strade dietro Souda è ubicato il primo rifugio di emergenza in Grecia per le donne rifugiate.

Coloro che hanno istituito la struttura descrivono alti tassi di violenza basata sul genere. Il suo fondatore, Gabrielle Tan di Action Svizzera, stima che delle 5.000 donne e ragazze arrivate da luglio, la maggior parte ha subito una qualche forma di molestia o violenza. L'80% delle donne che viaggiano da sole ne è vittima. I campi di Chios sono posti molto pericolosi per le donne, soprattutto di notte.
L'ultimo incidente riportato è stato all'inizio di giugno quando una donna stava in fila per il cibo a Souda e un uomo ha tentato di aggredirla e ha minacciato di stuprarla. Quella notte sei uomini hanno provato ad entrare nel riparo dove dormiva. "Non c'è sicurezza per loro se non hanno un uomo nel loro gruppo. All'arrivo in Grecia, abbiamo constatato che sono estremamente vulnerabili allo sfruttamento, alla molestia e alla violenza di genere nei campi ", ha dichiarato Tan. I suoi registri evidenziano una correlazione di aggressioni alle donne che aumentano quando c'è un sovraffollamento. Personale del centro riferisce che attualmente il campo di Souda detiene più di 1.100 rifugiati, una cifra pari a tre volte il numero dei posti che potrebbe contenere.

Continuano ad arrivare donne che viaggiano da sole, 34 il mese scorso, tutte provenienti dalla Siria. Una di questi, Enas Soan, di 30 anni, da Daraa, nel sud-ovest del paese, dorme da sola sulla spiaggia perché ha sentito storie orribili dalle donne di Vial. "Sono bloccata, non so dove andare o cosa fare".

I rifugiati che attraversano la Grecia avrebbero dovuto fermarsi quando l'Unione europea e la Turchia hanno annunciato quello che è stato visto come un accordo innovativo per fermare gli arrivi nel marzo 2016. Per un certo periodo ha funzionato e gli 850.000 rifugiati che erano arrivati ​​nel paese nel 2015 sono stati presto sostituiti da un afflusso costante, ma determinato. Oggi sembra essere del tutto inutile.

A Chios, 951 rifugiati - la stragrande maggioranza dei quali siriani - sono arrivati ​​a maggio. Ci sono voci secondo cui nel porto turco di Izmir gli smuggler stanno facendo degli sconti.

La dottoressa Angela Kallerpi, di Médecins du Monde Grecia, ha dichiarato che la salute dei rifugiati di Souda sta peggiorando rapidamente. Ha indicato una carenza di medicinali, casi di scabbia e un recente avvelenamento alimentare. Le indagini hanno rilevato che alcune persone avevano conservato del cibo all'interno delle tende durante i giorni di Ramadan, mangiandolo quindi al tramonto, nonostante fosse ormai marcito.
Lo stato psicologico dei rifugiati è la più grande preoccupazione. I casi di autolesionismo, malattie mentali e tentativi di suicidio sono aumentati. Kallerpi riporta di alcuni bambini con un reticolo di piccoli tagli auto-inflitti sulle braccia. Un recente studio ha scoperto che un terzo dei rifugiati di Chios ha problemi di salute mentale. Un rifugiato siriano si è auto-immolato in marzo ed è morto. Alla fine di giugno, Médecins du Monde non disporrà più del proprio psicologo dedicato a Souda a causa dei tagli dei finanziamenti europei. Per coloro come Abdul, 17 anni, da Aleppo, è una perdita significativa. L'adolescente è "molto stressato" e non dorme bene nella sua tenda sulla spiaggia. "Ovunque c'è pericolo, come ad esempio le droghe. Quando lascio il campo, vedo cose pericolose. Gli uomini della mia tenda si ubriacano e mi fanno cantare in arabo. Se non lo faccio, mi prendono a pugni. Vedo che le persone sono accoltellate, sangue ovunque. Nessuno mi può aiutare ".

Un altro minore non accompagnato, Ali, 16 anni, anche lui dalla Siria settentrionale, dice di aver assistito ad aggressioni nei confronti di donne incinte. "Non mi sento sicuro da nessuna parte, né nel campo nè all'esterno".

Kallerpi ritiene senza dubbio che la violenza sia legata al loro stato d’immobilità. "Sta diventando più pericoloso, ma allo stesso tempo c'è la sensazione che le autorità vogliano nascondere il problema sotto il tappeto", ha aggiunto.

Alex Green, di Help Refugees, concorda e ritiene che il mondo sembri voltare le spalle ai rifugiati di Chios. "Per i minorenni, specialmente quelli che viaggiano da soli, questa situazione è terrificante. È inaccettabile che questi giovani sopravvissuti alla guerra siano diventati vittime della politica".
Amira, che vuole diventare un dottore – possibilmente per il servizio sanitario nazionale, perché "vorrebbe poter aiutare tutti garantendo parità di accesso alle cure sanitarie " - ha detto che non avrebbe mai raggiunto Chios se avesse saputo la verità sulla situazione una volta arrivata in Europa. "La Siria era più pericolosa, ma mi sento peggio qui. Se avessi saputo che l'Europa era così, non sarei mai venuta”.

Autore: Mark Townsend

Traduzione a cura di: Francesca Del Giudice e Leonardo Cavaliere

Foto Mark Townsend

Articolo Originale



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Abbandonati e vittime di abusi: minori rifugiati siriani dimenticati sull'isola centro di detenzione greca.

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L’Università di Harvard ha pubblicato il rapporto “Emergency within emergency: the growing epidemic of sexual exploitation and abuse of migrant children in Greece" a firma degli studiosi Vasileia Digidiki e Jacqueline Bhabha. Lo studio del Centro per la salute e i diritti umani dell’Università americana analizza i fattori responsabili dell’esposizione dei minori rifugiati ad abusi (fisici e psicologici), stupri, matrimoni forzati e sfruttamento sessuale in Grecia, nel contesto della crisi umanitaria in corso.
I dati che hanno permesso a Vasileia Digidiki e Jacqueline Bhabha di realizzare il rapporto si basano sull'osservazione di quattro siti in Grecia, nelle isole di Lesbo e Chios e nelle città di Atene e Tessalonica, fino al mese di novembre 2016. Le fonti interpellate per la realizzazione dello studio sono funzionari governativi, volontari, psicologi, dottori e avvocati che hanno descritto i numerosi fattori di rischio della vita nei campi per i bambini, che sono quindi esposti alla possibilità di diventare vittime di tratte e di violenze fisiche e psicologiche. Le moltissime e dolorose testimonianze raccolte mettono in evidenza l'assenza di un efficace sistema di protezione per i minori non accompagnati, esponendo così i giovani migranti allo sfruttamento, anche sessuale.
Lo studio conferma quella che è purtroppo una pratica consolidata, della quale abbiamo già dato notizia nel report sulla Serbia, secondo cui i piccoli migranti vendono il proprio corpo per riuscire a sopravvivere e pagare i trafficanti affinché agevolino il loro viaggio verso la propria meta.
I minori transitati in Grecia dal 2014/15 sono circa 480mila. Il numero si è notevolmente ridotto in seguito all'accordo firmato nel 2016 tra Unione Europea e Turchia. I minori migranti rappresentano il 37% dei 173mila migranti che hanno attraversato la Grecia nel 2016. La maggior parte sono minori maschi di età superiore ai quattordici anni mentre le ragazze, in misura notevolmente minore, hanno in media un'età inferiore.
I predatori sessuali che hanno libertà di azione nella maggioranza dei campi greci sono perlopiù uomini di età pari o superiore ai trentacinque anni. “Uomini anziani offrono cibo e rifugio ai bambini. Vogliono soddisfare i bisogni basilari dei minori per avere in cambio servizi sessuali, anche se i bambini chiedono denaro”, racconta uno degli informatori. Gli incontri si svolgono in Hotel, case private e parchi pubblici e il costo di una prestazione non supera i 15€. Il tutto avviene nell’indifferenza della popolazione e delle autorità locali.

Il rapporto si conclude con raccomandazioni dettagliate sulle urgenti riforme necessarie per colmare le lacune sulla protezione, sui problemi di coordinamento e le risposte umanitarie più generali a una delle più gravi emergenze del nostro tempo.  In un’intervista al The Guardian, Jacqueline Bhabha ha detto che “È necessario che le autorità nazionali, regionali e internazionali affrontino l'emergenza della protezione dei bambini ripensando l'approccio nei confronti di una delle popolazioni migranti più vulnerabili, prevedendo l'impiego dii risorse umane e finanziarie per invertire la situazione attuale”.




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Bambini migranti costretti a prostituirsi per proseguire il viaggio verso il Nord Europa.

L’Università di Harvard ha pubblicato il rapporto “Emergency within emergency: the growing epidemic of sexual exploitation and abuse of...
Every step of the way this vulnerable, good-natured boy is in danger … Emran.
All'età di soli 11 anni, Emran ha vissuto più orrori di quanti se ne possano vivere in una vita intera. Un nuovo documentario, War Child, segue lui e altri bambini bloccati in questa distopia.Il sole picchia e le cicale cantano intorno a noi.
"Perché hai lasciato casa?" Chiedo mentre calpestiamo l'erba alta.

"I talebani uccidevano i bambini mentre andavamo a scuola, così sono fuggito". Seguo il ragazzo dopo aver superato il filo spinato ricompattato, ai piedi di una recinzione in argento scintillante.

"Due anni fa i miei genitori hanno mandato mio fratello più grande in Germania, per motivi di sicurezza. Non avevano abbastanza soldi per il viaggio di tutti. Ora che ho compiuto 11 anni, è arrivato il mio turno".

Sto esplorando il confine greco-macedone con Emran, un carismatico giovane ragazzo afgano, e lo sto riprendendo per un documentario di Channel 4 - War Child. Tre mesi fa, ha lasciato i suoi genitori a Kabul e si è incamminato verso l'Europa occidentale. È quasi annegato nella traversata dalla Turchia alla Grecia. Per qualche miracolo, una barca da pesca ha visto il suo gommone e ha avvisato la guardia costiera. "È stato molto spaventoso”, mi dice Emran " tanto che non riesco più a fare il bagno".

"Ora sono bloccato qui sul confine greco" dice. Ma sostiene ostinatamente che "deve continuare ad andare avanti”.

Emran è scaltro per la sua età, super-intelligente e parla un inglese quasi perfetto. È in viaggio con la sua famiglia allargata e l'ultima cosa che vuole è isolarsi. Finora, questo ragazzo di 11 anni ha percorso 5.500 km senza i suoi genitori.
‘The Taliban were killing children as they walked to school, so I had to leave’ … Emran.
Alla frontiera, fa notare, attraverso la recinzione, un gruppo di guardie di pattuglia in sovrappeso, che prendono il sole sui gradini di un carro armato"Conosco quei soldati. Ogni notte, quando cerchiamo di attraversare questo confine ci catturano e ci portano indietro. Hanno preso a bastonate un mio amico, pensando fosse un trafficante”.

Emran vive in una tenda malandata che ha piantato sui binari ferroviari di Idomeni.

Idomeni è un campo profughi informale sul confine greco-macedone.

Poliziotti in tenuta antisommossa allineano le barricate al confine, pronti a respingere i migranti in caso decidano di sfondare.

Durante il giorno è soffocante. La diarrea è diffusa, i servizi igienico-sanitari terribili. Le risse scoppiano durante le file in attesa di cibo a causa delle poche porzioni, della disperazione e della stanchezza.

Ogni sera, quando la luce comincia a calare, i volontari e la stampa se la svignano nelle loro pensioni. A quest’ora i trafficanti iniziano la loro attività e il campo si anima. I migranti frettolosamente preparano i loro zaini, per un nuovo tentativo di attraversare la frontiera.

Un centinaio di metri lungo i binari, in un edificio abbandonato della stazione, Un bar improvvisato vende snack, sigarette e birra. Dentro, 20 trafficanti bevono pesantemente e scherzano con il barista. L'atmosfera cambia velocemente e sfocia presto una rissa. Un aggressore tira fuori un coltello. È ubriaco lercio, ma molto forte. Barcolla, poi il barista lo atterra con un pugno sulla mascella e lo fa sbattere su un tavolo a cavalletto. Ogni notte ci sono risse simili. Emran resta timidamente sulla porta. È venuto a comprare dei biscotti, con gli ultimi risparmi, che vuole portare con se stanotte in viaggio verso la frontiera. "Nessuno si fida dei trafficanti ma siamo obbligati ad affidarci a loro. Alcuni sono buoni, ma altri davvero pericolosi". Emran ha tentato questa traversata 14 volte. 
Smugglers threatened to shoot a child every day unless Rawan’s family could get them more money.
Il pericolo è dimostrato anche dalla storia di Rawan: una ragazza di 12 anni dagli occhi luminosi. Il padre di Rawan si è affidato ai trafficanti al fine di portare la giovane famiglia in Serbia per 800€. Dopo giorni di cammino, hanno raggiunto un composto di cemento sulle colline della Macedonia settentrionale. I trafficanti hanno quindi minacciato di sparare un bambino al giorno se non avessero ricevuto più soldi.

Per diversi giorni hanno a stento mangiato e bevuto. Il padre di Rawan finalmente è riuscito a contattare suo fratello in Turchia, per trovare i soldi per i loro rapitori.
Incontro Rawan e la sua famiglia a Belgrado. Esausto, indebolito e spaventato, il padre di Rawan è interdetto. "Siamo fuggiti dal Daesh (ISIS,ndt), ma questi trafficanti non sono diversi. Non pensavamo che avremmo incontrato gente come questa in Europa".

Emran per caso ha evitato un destino simile, perché è fuggito nelle foreste macedoni dove si è nascosto dai trafficanti e dalla polizia per tre giorni. Beveva l'acqua del fiume e mangiava le bacche per sopravvivere. Alla fine ha incontrato un altro trafficante che lo ha portato in auto a Belgrado.

Non molto lontano da queste drammatiche storie dei turisti trascorrono le proprie vacanze e i ristoranti servono deliziosi piatti della cucina locale alla clientela benestante. Questa è l'Europa contemporanea, non quella crudele distopia.

Per questi bambini, questa è solo una singola tappa del loro viaggi epico - nel caso di Emran, un viaggio che durerà 7.000 km. Parla con suo padre tutte le volte che può caricare il suo telefono. "Sei un orgoglio e un bravo ragazzo", così il padre cerca di incoraggiarlo. Il padre di Emran spera che il figlio possa riunirsi con il fratello e trovare sicurezza in Germania. Emran ammette che se i suoi genitori avessero saputo che le frontiere sarebbero state chiuse, non lo avrebbero mai mandato via.

Ci sono migliaia di minori non accompagnati vulnerabili bloccati ai confini d'Europa (paesi extraUE, ndt) senza le loro famiglie. Incredibilmente, si ritiene che oltre 10.000 siano scomparsi negli ultimi due anni (dati Europol, ndt). Senza percorsi sicuri e legali, ho visto come questi bambini possono facilmente cadere nelle reti dello sfruttamento sessuale e/o criminale. La chiusura delle frontiere favorisce i commerci dei trafficanti di uomini, spingendo i minori, vulnerabili tra i vulnerabili, verso gravi pericoli.

L’Europa è attualmente la seconda economia più ricca del mondo. Sicuramente c'è spazio nella nostra società per chi, come Emran, ne ha più bisogno.

Autore: Jamie Roberts
Traduzione: Francesca Del Giudice e Leonardo Cavaliere
Foto: Pro Co/Channel 4
Testo Originale: The Guardian.com

Maltrattati e affamati: i minori rifugiati non si fermeranno davanti a nulla per raggiungere l'Europa.

Every step of the way this vulnerable, good-natured boy is in danger … Emran. All'età di soli 11 anni, Emran ha vissuto più orrori ...
In Grecia la situazione dei minori migranti si aggrava sempre di più. A denunciare le gravi violazioni dei diritti dei bambini in terra ellenica è, ultimo soltanto in ordine di tempo, la divisione greca di Medici del Mondo che esortano il governo a porre termine alla detenzione dei minori non accompagnati nei campi di Moria e Lesbo (Mitilene).
Il comunicato della ONG arriva a seguito di una rissa scoppiata in un centro di detenzione domenica scorsa. L'ONG denuncia che 140 minori sono in stato di detenzione per un periodo più lungo del limite, già lunghissimo, di quattro mesi. 
Lo stato di privazione della libertà, di futuro e di indotta depressione e frustrazione creano dei gravissimi danni psicologici, come già più volte denunciato su questo blog . "L'aumento di attacchi di panico tra i minori è indicativo", dice l'Ong che auspica che gli sforzi per la creazione di nuovi centri per minori e/o altre forme di accoglienza a livello locale, che siano di vera accoglienza, siano intensificati saranno intensificati, come ad esempio l'affidamento.

Leonardo Cavaliere

Minori non Accompagnati in Grecia. Violazione dei diritti dei Minori.

In Grecia la situazione dei minori migranti si aggrava sempre di più. A denunciare le gravi violazioni dei diritti dei bambini in terra el...
L'Organizzazione internazionale delle migrazioni (IOM) riferisce che sono entrati in Europa, via mare, da Italia, Grecia, Cipro e Spagna circa 172,458 migranti. (dati aggiornati al 6 aprile 2016).

Gli arrivi in ​​Grecia negli ultimi sette giorni (31 marzo - 6 aprile) è pari a 1.758 uomini, donne e bambini. IOM calcola che questa è stata più o meno la media giornaliera nel corso dei  mesi di gennaio, febbraio e marzo (vedi tabella a questo link).


Si tratta di un calo significativo dovuto certamente allo scellerato accordo tra Europa e Turchia.

Martedì 5 aprile, la Guardia costiera greca ha riferito che non un singolo migrante o rifugiato sono arrivati ​​via mare in Grecia - il primo "zero day", registrato dallo scorso anno. Al 6 aprile 2016, gli arrivi in ​​Grecia, via mare, per il 2016 si attestano a 152.461, mentre 914 sono gli arrivi via terra, secondo l'OIM. 

La guardia costiera greca riferisce che il numero di minori non accompagnati che arrivano sull'isola greca di Lesbo, nel primo trimestre del 2016 sono 537, a fronte di 750 minori non accompagnati arrivati a Lesbo in tutto il 2015.
Intanto in Italia i migranti sbarcati sono circa 19.322, in realtà circa un migliaio in più rispetto all'ultimo rilevamento, dato che negli ultimi giorni la Guardia Costiera italiana ha salvato 314 diversi migranti.

La chiusura della rotta balcanica e la persistente instabilità economico-politica che interessa i Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente hanno intensificato l’arrivo sulle coste italiani di minori non accompagnati spesso in condizione di particolare vulnerabilità psicologica ed esposti a rischio di sfruttamento e marginalità sociale.

172,458 migranti sono entrati in europa da inizio anno. Crescono i Minori non accompagnati.

L' Organizzazione internazionale delle migrazioni (IOM) riferisce che sono entrati in Europa, via mare, da Italia, Grecia, Cipro e Sp...
Ho pensato questo articolo volendo fare una raccolta delle 10 migliori foto, poi delle 25, delle 50 e delle 100, delle non so neanche quante sono ora, che potessero raccontare per immagini la rotta dei balcani. La cernita delle foto per raccontare una così immane tragedia umana non è cosa facile. Ho guardato su internet fino alle due di notte le immagini di quei migranti, bambini, donne, uomini; siriani, africani, afghani e iracheni, che per la voglia di vita sono costretti a fuggire dal loro paese natio e di come la vecchia Europa persa nel proprio egoismo li "accoglie". Più scorrevo e caricavo immagini e più un senso di rabbia cresceva. Avrei voluto essere sul confine macedone, a Idomeni, insieme a quelle migliaia di profughi per sfondare quell’assurdo muro di disumanità.

TUTTE LE FOTO SONO ALLA FINE DEL TESTO

Abbiamo militarizzato le frontiere. Abbiamo pensato che per risolvere la crisi ci fosse bisogno della Nato, come se fossimo in guerra. Abbiamo bloccato e blocchiamo i rifugiati, per fare cosa? Per riportarli dove? Indietro da dove scappano?
Per riprendere le parole di Varoufakis "L’unica cosa da fare è lasciarli entrare. Tutti. Quando qualcuno bussa alla vostra porta, nel bel mezzo della notte, qualcuno a cui hanno sparato, che è bagnato, stanco, ha fame, ha dei bambini, non è possibile fare il calcolo costo-benefici se aprire o meno quella porta.Quella porta si apre e basta! È il nostro dovere, insieme a quello delle Nazioni unite. L’Europa è abbastanza grande e abbastanza ricca per farli entrare. Poi, ci preoccuperemo di come fare. Ma prima li facciamo entrare, gli diamo da vestire, da mangiare, ci assicuriamo che non muoiano, che non anneghino e poi troveremo un modo per integrarli".

TUTTE LE FOTO SONO ALLA FINE DEL TESTO

Da "La speranza di una nuova vita", l'immagine del fotografo australiano Warren Richardson che ha vinto l'ambito premio del World Press Photo of the Year 2015."Where the children sleep", il titolo della raccolta fotografica del pluripremiato artista Magnus Wennman. L'artista svedese, vincitore di due World Press Photo Awards e quattro volte vincitore dello Swedish Photographer of the Year Award che ha fotografato i rifugiati negli innumerevoli campi profughi durante il loro viaggio attraverso l'Europa. Nelle cui foto si colgono le emozioni e i sentimenti di paura e angoscia che tormentano i piccoli migranti quando giunge l’ora della nanna. Le foto di Georgi Licovski, che con il suo reportage dal confine greco-macedone ha vinto il concorso Unicef Foto dell'anno. Le foto di Francesco Malavolta, dell'Ansa, de La Presse e di chissà quanti altri fotografi. Partendo dalla drammatica immagine del piccolo Aylan Kurdi, il bambino curdo-siriano di 3 anni annegato a inizio settembre con la madre e il fratellino di 5 anni, diventato simbolo della tragedia dei migranti. 













Leonardo Cavaliere

50 e più foto che raccontano la storia della rotta balcanica

Ho pensato questo articolo volendo fare una raccolta delle 10 migliori foto, poi delle 25, delle 50 e delle 100, delle non so neanche quante...
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