La vita ti sia lieve. Storie di migranti e altri esclusi di Alessandra Ballerini

La vita ti sia lieve. Storie di migranti e altri esclusi di  Alessandra Ballerini

La recensione di La vita ti sia lieve. Storie di migranti e altri esclusi, per me, comporta una doppia difficoltà. Da una parte l’amicizia e la profonda stima verso Alessandra Ballerini, dall’altra cercare di recensire in maniera obiettiva. Iniziamo col dire che Alessandra Ballerini è una appassionata avvocatessa dei diritti umani. In “La vita ti sia lieve. Storie di migranti e altri esclusi” l’autrice offre uno spaccato, diretto e senza filtri, di realtà che attraversano l’Italia: alcune tristemente famose, altre invece che passano nel silenzio. Nella sua memoria commossa e implacabile si avvicendano le peripezie di madri combattive che cercano di avere la custodia dei propri figli, di bambini abbandonati a se stessi, di prostitute ribelli e di uomini naufraghi in un paese spesso inospitale. Sono racconti di persone normali ed eroiche insieme, schiacciate da destini, ingiustizie, meschinità insopportabili. Si intrecciano alle loro le vicende di donne e uomini giusti che a queste esistenze tendono una mano condividendone e alleggerendone, in parte, il peso. E così tu, lettore, ti auguri alla fine che la vita per tutti si faccia più lieve.

Dalla prefazione di Erri De Luca
«Alessandra accompagna per mano il lettore, dove lui non può entrare senza mandato, senza tesserino. Lei passa oltre i fili spinati e scrivendo li rompe, perché le reclusioni, tutte quante, sono sigillate dal silenzio e scardinate dalla parola. Le succede di scippare qualche volta dalla stiva dei forzati qualche vita sgomenta, in tempo qualche volta prima che si arrenda e si butti via da se stessa. Alessandra inventa l’eccezione».

dalla postfazione di Fabio Geda
«La clandestinità è un concetto artificiale, inventato dall’uomo che sempre si arroga il diritto di includere ed escludere; un’ecchimosi dovuta alla violenza che permea le società edificate sull’io, invece che sul noi. Ecco allora la domanda affidata ad Alessandra in punta di dita – perché attraverso la rete metallica dei Centri di identificazione ed espulsione solo quelle passano. La domanda che sfiata dai “gabbi”, gabbie nelle gabbie, che lei si ostina a visitare, da cui non retrocede e dove continua a essere presente. Può un uomo essere clandestino sulla Terra?».




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